Consulente del Lavoro Cosa fa & Qual è il suo Ruolo?

Introduzione

Il consulente del lavoro è un professionista, esperto in diritto del lavoro al servizio di aziende ed enti sotto l’aspetto dell’amministrazione del personale con le sue consulenze. Ha conoscenze approfondite riguardo dipendenti subordinati e parasubordinati e si occupa di adempiere agli obblighi che li riguardano per conto del datore di lavoro. Il consulente del lavoro è un libero professionista che esercita di solito all’interno del proprio studio professionale. Spesso capita però, che grandi aziende o enti abbiano all’interno del proprio team un consulente del lavoro per curare i rapporti di lavoro dei propri dipendenti. Ma il consulente del lavoro cosa fa?

Come si diventa consulente del lavoro?

Per l’accesso alla professione fino al 2007 era sufficiente il diploma, con la legge n.46 del 2007 il governo ha innalzato il titolo di studio valido per l’accesso alla professione. L’ordine nazionale dei consulenti del lavoro è stato entusiasta della modifica legislativa, per diventare consulenti del lavoro adesso è necessaria la laurea triennale o magistrale. Analizziamo ora gli step necessari per poter esercitare la professione di consulente del lavoro:

  1. Conseguimento della laurea triennale o magistrale economica o giuridica
  2. Individuazione di uno studio di consulenza per svolgere il praticantato di 18 mesi
  3. Iscrizione al registro dei praticanti presso l’ordine provinciale dei consulenti del lavoro
  4. Superamento dell’esame di stato presso l’ispettorato nazionale del lavoro
  5. Iscrizione all’albo dei consulenti del lavoro.

Laurea necessaria per l’accesso alla professione

Come abbiamo anticipato per l’accesso alla professione dopo il 2007 è necessaria la laurea triennale o magistrale rientranti nell’area di giurisprudenza, economia o scienze politiche. Alcuni atenei hanno inserito nel proprio piano formativo corsi di laurea specifici in consulenza del lavoro (Es. università di Bologna o Padova). Quest’ultimo corso specifico in particolare fornisce allo studente una formazione teorica completa su tutte le materie che riguardano la professione di consulente del lavoro. Una formazione completa in diritto del lavoro in tutte le sue sfaccettature (Es. Diritto processuale del lavoro, diritto internazionale del lavoro ecc.) e nelle materie economiche è necessaria per essere un professionista competente.

Individuazione di uno studio di consulenza per iniziare il praticantato

Dopo aver conseguito la laurea è necessario individuare uno studio di consulenza del lavoro dove iniziare il praticantato. Il consulente che seguirà il praticante deve essere iscritto regolarmente all’albo dei consulenti del lavoro da almeno 5 anni e in regola con la formazione continua obbligatoria. Il periodo di praticantato è di 18 mesi e il praticante dovrà frequentare diligentemente e assiduamente il tirocinio.

Durante i 18 mesi il praticante acquisirà le conoscenze teoriche e pratiche necessarie per diventare una bravo consulente del lavoro. Il consulente inoltre ha l’obbligo di fornire al praticante un rimborso spese forfettario dopo i primi 6 mesi di praticantato.

Iscrizione al registro dei praticanti presso l’ordine provinciale dei consulenti del lavoro

Una volta individuato lo studio dove si svolgerà il praticantato bisogna iscriversi al registro praticanti dell’ordine provinciale dei consulenti del lavoro di riferimento. Per iscriversi bisogna recarsi e fare richiesta presso l’ordine provinciale di riferimento (Es. se lo studio individuato è situato a Cologno monzese, si dovrà fare richiesta all’ordine provinciale di Milano).

Dopo la richiesta l’ordine nazionale dei consulenti ha sessanta giorni di tempo per analizzare la domanda, i requisiti e deliberare l’esito. Il consiglio provinciale elabora per ogni praticante un fascicolo dove saranno indicate tutte le attività a cui ha partecipato, fascicolo che sarà poi convalidato dal consulente del lavoro.

L’esame di stato presso l’ispettorato nazionale del lavoro

Dopo aver completato il praticantato di 18 mesi, per l’abilitazione è necessario il superamento dell’esame di stato presso l’ispettorato nazionale del lavoro. Le sessioni d’esame vengono solitamente pubblicate in gazzetta ufficiale nei primi mesi dell’anno per poi svolgersi di solito nella seconda metà dell’anno. L’iscrizione è possibile mediate procedura telematica ed essendo in possesso di SPID.

L’esame consiste in due prove scritte e una prova orale: Le due prove scritte sono su un tema di diritto del lavoro e una prova teorica e pratica di diritto tributario, la prova ora verte su vari rami del diritto, elementi di ragioneria e deontologia professionale.

Iscrizione all’albo dei consulenti del lavoro

Solo dopo aver superato con successo l’esame di stato è possibile iscriversi all’albo dei consulenti del lavoro ed esercitare quindi questa professione. Per iscriversi è necessario fare istanza presso il consiglio dell’ordine provinciale dove il richiedente ha la residenza, il consiglio valuterà i requisiti e la correttezza della domanda e dopo delibererà.

Solo dopo l’iscrizione il richiedente potrà dire di essere un consulente del lavoro e svolere la professione autonomamente. Una volta iscritto, il consulente deve adempiere ad alcuni obblighi tra cui il pagamento della quota annuale la formazione continua. La formazione continua obbligatoria inoltra è indispensabile se si vuole prendere all’interno del proprio studio un praticante.

Tra gli altri obblighi rientrano il segreto professionale, l’assicurazione per danni al cliente per l’esercizio dell’attività professionale e il divieto di concorrenza sleale nei confronti di altri consulenti.

Cos’è un consulente del lavoro?

La strada per diventare consulente del lavoro non per niente corta e facile ma le soddisfazioni arrivano dopo. Svolgendo la professione si ricopre un ruolo fondamentale soprattutto per le piccole e medie imprese per le quali il consulente del lavoro diventa quasi un dirigente esterno. Il consulente del lavoro quindi è un professionista delle risorse umane ed esperto di diritto del lavoro che segue le proprie aziende clienti amministrando tutti gli aspetti collegati agli adempimenti dei dipendenti.

In Italia oggi ce ne sono circa 27.000, amministrando diversi milioni di lavoratori per conto di migliaia di aziende. Il consulente del lavoro fornisce il maggior supporto principalmente alle piccole e medi imprese. Provvede a inquadrare correttamente l’azienda in INPS e segue tutte le vicende contrattuali dei loro dipendenti dall’assunzione al licenziamento.

Riguardo i guadagni di un consulente, ricordiamo che secondo studi recenti la loro categoria è al terzo posto tra le professioni per guadagno dichiarato fiscalmente.

Consulente del lavoro cosa fa?

Il Consulente del lavoro regolarmente iscritto all’albo svolge per conto di ogni titolare di impresa tutti gli aspetti collegati al rapporto di lavoro dei dipendenti. Il datore di lavoro, a meno che non se ne occupi da solo, per curare questi aspetti può avvalersi solo di chi è iscritto all’albo dei consulenti. Di seguito alcune attività che svolge il consulente per conto delle aziende clienti:

  1. Inquadramento dell’azienda in INPS e dei dipendenti
  2. Gestione di tutto il rapporto di lavoro dall’assunzione al licenziamento
  3. Segue i rapporti tra azienda e organizzazioni sindacali
  4. Elaborazione delle buste paga dei dipendenti
  5. Si occupa degli adempimenti mensili come Uniemens ed F24
  6. Cura gli adempimenti annuali come l’autoliquidazione INAIL o la certificazione unica
  7. Può essere chiamato a fare il consulente tecnico dal tribunale in cause giuslavoristiche.

Il ruolo del consulente del lavoro nel rapporto con i dipendenti

Il datore di lavoro si rivolge al consulente del lavoro dal momento in cui deve effettuare la sua prima assunzione. Il consulente si occupa quindi di iscrivere correttamente l’azienda in INPS. Provvede poi ad inquadrare correttamente il dipendente in base alle sue mansioni, stabilendone così il livello di inquadramento considerando il contratto collettivo di riferimento. Stabilito il corretto inquadramento del lavoratore, il consulente delegato effettua la comunicazione di assunzione sul portale delle comunicazioni obbligatorie regionale di riferimento.

Sullo stesso portale il consulente provvede a trasmettere tutte le modifiche del rapporto di lavoro in questione, qualora ci siano: Comunica se il contratto è trasformato da part-time a full time, il trasferimento ad altra sede operativa, il licenziamento.

Oltre agli adempimenti sul portale delle comunicazioni obbligatorie il consulente provvede anche ad altri tipi di comunicazioni inerenti il rapporto di lavoro. Effettua le comunicazioni di infortunio in INAIL, le comunicazioni di malattia o maternità in INPS e eventuali comunicazioni di cassa integrazione.

Parte fondamentale del lavoro del consulente è l’elaborazione della busta paga del dipendente: Compila mensilmente tutti i cedolini dei dipendenti, assicurandosi che vengano rispettati tutti gli aspetti previdenziali e fiscali. Ulteriore adempimento sono le comunicazioni mensili (Modello Uniemens ed F24) e gli adempimenti annuali (Autoliquidazione INAIL, certificazione unica, modello 770, prospetto disabili).

Il ruolo del consulente del lavoro nella gestione aziendale

Oltre a curare le comunicazioni riguardanti i dipendenti, il consulente aiuta il datore di lavoro a seguire un corretto andamento aziendale. Da consulenze al datore in materia di diritto del lavoro, studiando il contratto collettivo di riferimento fornisce le line guida al datore di lavoro per non incorrere in sanzioni: Per esempio indicando il numero massimo di apprendisti da assumere, individuando quando è possibile licenziare un dipendente per una giusta causa senza incorrere in sanzioni ecc.

Il professionista fornisce la propria consulenza anche nei rapporti tra datore di lavoro e organizzazioni sindacali ed aiuta il datore anche in caso di controllo da parte dell’ispettorato del lavoro. Assiste il datore di lavoro anche in caso di controversie dando la propria assistenza tecnica sulle materie di sua competenza (controversie contrattuali dei dipendenti ecc.) Infine, ricordiamo anche che in un processo può essere chiamato a fare il consulente tecnico assistendo le parti o il giudice.

Conclusioni

La figura del consulente del lavoro dà quindi un valore aggiunto all’azienda, seguendo il datore di lavoro in ogni passo negli aspetti attinenti alle sue competenze. Grazie a lui si evitano controversie e malumori dei dipendenti che vedono rispettati grazie ad un professionista il loro diritti derivanti dai contratti e dalla legge.

Il datore dal canto suo riduce il rischio di incorrere in sanzioni affidandosi ad un professionista ed ha dei dipendenti più motivati e quindi più produttivi. La strada per diventare consulente del lavoro non è facile ma l’importanza della figura professionale ha avuto un aumento notevole negli ultimi anni.

È sicuramente una professione interessante e destinata a crescere per chi vuole mettersi in gioco e dare il proprio contributo al mondo del lavoro e delle risorse umane.