Tredicesima più ricca e stipendi più alti: le due mosse del Governo che cambiano tutto da gennaio

Con l’avvicinarsi della Manovra finanziaria 2026, si intensificano le discussioni sulle novità fiscali che interessano i lavoratori.

Tra le proposte più rilevanti si segnala la possibile detassazione della tredicesima mensilità, un tema che sta attirando grande attenzione per il suo potenziale impatto sul potere d’acquisto di circa 19 milioni di contribuenti. La misura, fortemente sostenuta da Forza Italia, mira a ridurre la pressione fiscale nel periodo natalizio, favorendo un aumento netto degli stipendi e dunque dei consumi.

Attualmente, la tredicesima mensilità è soggetta alla stessa tassazione IRPEF applicata agli stipendi ordinari, ma senza poter usufruire delle relative detrazioni fiscali, il che determina un importo netto inferiore rispetto a una mensilità normale. La proposta di Forza Italia intende modificare questo scenario, prevedendo una riduzione o un’esenzione totale dell’IRPEF sulla tredicesima per tutelare soprattutto il ceto medio e incentivare la spesa nelle festività.

Le opzioni allo studio sono principalmente due:

  • Esenzione totale dell’IRPEF sulla tredicesima, che rimarrebbe tassata solo dai contributi previdenziali (circa il 9,19%);
  • Applicazione di un’aliquota ridotta al 10%, in linea con quanto previsto per i premi di produttività.

Questi interventi, se approvati, comporterebbero un incremento sostanziale della retribuzione netta di dicembre. Per esempio, su una retribuzione annua lorda (RAL) di 20 mila euro, la detassazione totale potrebbe tradursi in un guadagno netto aggiuntivo di 321 euro, mentre l’aliquota ridotta porterebbe a un aumento di circa 182 euro. Su una RAL di 35 mila euro, gli incrementi oscillerebbero tra 611 e 856 euro, mentre per chi percepisce 50 mila euro l’anno l’incremento potrebbe raggiungere addirittura 1.222 euro con l’esenzione completa.

Impatto economico e sostenibilità finanziaria

Sebbene l’idea di alleggerire il carico fiscale sulla tredicesima sia accolta con favore da molte parti sociali e politiche, gli esperti sottolineano la necessità di un’attenta valutazione delle risorse finanziarie necessarie. Si stima che la detassazione totale potrebbe comportare un esborso per l’erario di circa 14,5 miliardi di euro, una cifra significativa che richiede una copertura finanziaria ben definita nella Manovra.

Parallelamente, le recenti analisi dell’Ufficio parlamentare di bilancio evidenziano come le misure di riduzione del cuneo fiscale e di rimodulazione delle aliquote IRPEF introdotte nel 2024 abbiano già apportato benefici differenziati nelle varie fasce di reddito. I vantaggi maggiori si sono concentrati sulle fasce di reddito fino a 35 mila euro, con incrementi che vanno da 192 a 1.210 euro annui, mentre per redditi superiori i benefici si riducono progressivamente.

Per i lavoratori autonomi, i pensionati e i contribuenti con redditi da fabbricati, che non usufruiscono del taglio del cuneo fiscale, i guadagni sono stati più contenuti e concentrati sulle fasce di reddito medio-alte, con incrementi che non superano i 268 euro annui nella migliore delle ipotesi.

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