Questi cambiamenti segnano un passaggio significativo verso una maggiore equità salariale e un sistema di remunerazione più sostenibile.
Nel 2026 si prospettano importanti cambiamenti per gli stipendi dei lavoratori dipendenti in Italia, con novità che interesseranno sia la struttura delle buste paga sia il sistema fiscale correlato.
Le misure messe in campo dal governo mostrano una tendenza consolidata nel tempo a ridurre il cuneo fiscale e aumentare il netto percepito dai lavoratori, con l’obiettivo di sostenere il potere d’acquisto e la trasparenza salariale.
Taglio strutturale del cuneo fiscale: conferma per il 2026
Dopo anni di interventi temporanei, l’ultima legge di Bilancio ha reso strutturale il taglio del cuneo fiscale, eliminando l’incertezza legata alla proroga annuale delle agevolazioni.
Nel dettaglio, il beneficio fiscale si manifesta attraverso un trattamento integrativo per i redditi fino a 20.000 euro lordi annui, calcolato in percentuali variabili: 7,1% per redditi fino a 8.500 euro, 5,3% tra 8.501 e 15.000 euro, e 4,8% fino a 20.000 euro.
Per i redditi compresi tra 20.001 e 40.000 euro, invece, si applica una maggiorazione della detrazione per lavoro dipendente, fino a un massimo di 1.000 euro annui per redditi fino a 32.000 euro, con una riduzione progressiva sino all’azzeramento al superamento dei 40.000 euro.
Questa conferma rappresenta una garanzia per i lavoratori, che non vedranno ridursi il netto in busta paga rispetto allo scorso anno, pur rimanendo aperta la possibilità di correttivi volti a migliorare alcune criticità emerse.
Possibile riforma Irpef: un ulteriore sollievo per il ceto medio
Parallelamente, il governo sta valutando una riforma delle aliquote Irpef che potrebbe abbassare l’attuale aliquota del 35% applicata al secondo scaglione di reddito, ossia tra 28.000 e 50.000 euro, portandola al 33%.

Questa modifica avrebbe un impatto diretto sull’aumento del netto in busta paga per una fascia ampia di contribuenti, includendo lavoratori dipendenti, autonomi e pensionati.
L’operazione, stimata intorno ai 5 miliardi di euro, potrebbe tradursi in un risparmio fiscale fino a 640 euro l’anno per i contribuenti interessati, corrispondente a circa 49 euro mensili. Tuttavia, la concreta attuazione della misura dipenderà dalla disponibilità di coperture finanziarie e sarà oggetto di ulteriori approfondimenti dopo la pausa estiva.
Trasparenza salariale e lotta alle disparità: la direttiva UE 2023/970
Dal giugno 2026 entrerà in vigore la direttiva europea 2023/970, che introduce obblighi stringenti per le imprese in tema di trasparenza retributiva.
I datori di lavoro saranno tenuti a fornire informazioni aggregate sugli stipendi medi per mansioni equivalenti, distinguendo i dati per genere, e a giustificare ogni differenza superiore al 5%. Viene abolito il segreto salariale, permettendo ai lavoratori di accedere a dati retributivi utili a verificare eventuali discriminazioni.
Questa nuova normativa rafforzerà il potere negoziale dei lavoratori e potrà favorire riallineamenti salariali laddove siano presenti disparità ingiustificate, con potenziali incrementi degli stipendi nelle aziende più critiche. Sebbene non sia prevista la consultazione diretta delle singole buste paga, l’accesso a dati rappresentativi garantirà maggiore equità e trasparenza