Soldi fermi sul conto corrente, quanto perdi ogni giorno di questi tempi? Sono cifre altissime

Queste alternative richiedono una valutazione attenta e la consapevolezza che ogni investimento comporta un rischio.

Lasciare i soldi fermi sul conto corrente può costare molto più di quanto si pensi, soprattutto in un contesto di inflazione ancora presente, seppur contenuta rispetto ai picchi degli ultimi anni.

Nel 2025, infatti, il tasso di inflazione in Italia si attesta intorno all’1,7% annuo (dato aggiornato a giugno), ma questo valore ha un impatto significativo sul potere d’acquisto dei risparmi lasciati inattivi.

L’effetto erosivo dell’inflazione sui risparmi

L’inflazione rappresenta l’aumento generalizzato e continuativo dei prezzi di beni e servizi, con conseguente diminuzione del valore reale del denaro. Dopo i picchi vicini al 7% del 2022, dovuti principalmente al caro energia e alle tensioni geopolitiche, la situazione si è stabilizzata, ma non è priva di conseguenze.

Se oggi con 100 euro si può comprare un certo quantitativo di beni, tra 12 mesi, con un’inflazione all’1,7%, quel potere d’acquisto scende a circa 98,3 euro. In termini pratici, un capitale di 10.000 euro lasciato sul conto corrente senza alcun rendimento reale perde circa 167 euro in un anno.

Questa perdita, seppur possa sembrare modesta a breve termine, si somma anno dopo anno, determinando una riduzione significativa del valore reale dei risparmi.

Per capirne la portata, utilizzando la regola del 72, si stima che ci vogliano circa 42 anni per dimezzare il potere d’acquisto di una somma lasciata ferma con un’inflazione dell’1,7%. Se invece il capitale è di 50.000 euro, la perdita annuale supera gli 800 euro, un importo non trascurabile.

Le perdite nel medio termine e il rendimento negativo reale

L’effetto cumulato dell’inflazione è ancora più evidente su orizzonti pluriennali. Con un’inflazione stabile al 1,7%, dopo cinque anni un capitale di 10.000 euro vale in termini reali circa 9.190 euro, una perdita complessiva di circa 810 euro, pari all’8% del capitale iniziale. Per chi ha 50.000 euro, la perdita in cinque anni arriva a quasi 4.050 euro.

I dettagli che devic onoscere – impresamia.com

Il problema è che i conti correnti tradizionali spesso non offrono interessi o li rendono in misura molto inferiore all’inflazione, e gli interessi stessi sono soggetti a tassazione che riduce ulteriormente il rendimento netto. Secondo un documento della Banca Centrale Europea, il rendimento reale diventa negativo ogni volta che l’inflazione supera il tasso nominale di interesse.

Di fatto, mantenere liquidità sul conto corrente significa subire una perdita di potere d’acquisto, con un rendimento reale negativo che erode lentamente i risparmi.

Strategie per proteggere i risparmi dall’inflazione

Per contrastare questo fenomeno, è importante valutare soluzioni alternative che garantiscano un rendimento reale positivo o almeno pari all’inflazione. Tra le opzioni più diffuse vi sono:

  • Conti deposito e titoli di Stato come BOT e BTP, che offrono rendimenti attorno al 2-3% annuo, superiori all’attuale inflazione italiana.
  • Fondi comuni e ETF, che investono in azioni, obbligazioni o materie prime, rappresentando una possibile protezione contro l’erosione del valore del denaro, sebbene comportino un rischio maggiore.
  • Investimenti indicizzati all’inflazione, come i BTP Italia o ETF legati all’indice IPCA, che adeguano il capitale investito all’andamento dell’inflazione stessa.
  • Diversificazione degli investimenti, bilanciando liquidità, strumenti a basso rischio e asset più volatili, per ottimizzare il rapporto tra rischio e rendimento.
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