Se accetti la proposta dell'INPS puoi andare in pensione a 62 anni (o anche prima): quando conviene davvero

Questa strategia va valutata attentamente, analizzando il proprio profilo contributivo e la situazione personale.

Andare in pensione a 62 anni o anche prima è una possibilità concreta per molti lavoratori italiani, purché si accetti una proposta dell’INPS che prevede un calcolo contributivo meno favorevole della pensione.

Questa soluzione, pur comportando un “baratto” con l’ente previdenziale, consente un’uscita anticipata dal lavoro, con tagli variabili che in certi casi possono essere contenuti o addirittura nulli.

Pensione anticipata a 62 anni: cosa prevede la proposta INPS

Attualmente sono due le misure principali che permettono di anticipare il pensionamento accettando il calcolo contributivo della pensione, molto diverso dal metodo retributivo più vantaggioso per chi ha una lunga carriera lavorativa antecedente al 1996.

Questo sistema contributivo, sempre più adottato dalla normativa previdenziale italiana, implica che la pensione venga calcolata esclusivamente sui contributi versati, riducendo quindi l’importo finale in alcuni casi.

Tuttavia, l’evoluzione della legge di bilancio fa pensare che questa sarà la strada obbligata per molti pensionati nel prossimo futuro, con la necessità di accettare un ricalcolo penalizzante per uscire prima dal lavoro.

Opzione Donna e Quota 103: le misure contributive per uscire prima

Fino al 2024, Opzione Donna rappresentava la principale modalità di pensionamento anticipato con calcolo contributivo, riservata alle lavoratrici che avessero almeno 35 anni di contributi e potessero andare in pensione a 59 anni.

Questa misura, tuttavia, è riservata a categorie specifiche come invalide, caregiver, licenziate o coinvolte in crisi aziendali, purché i requisiti fossero maturati entro il 31 dicembre dell’anno precedente.

Dal 2024, un’altra misura importante è diventata obbligatoriamente a calcolo contributivo: Quota 103. Questa possibilità richiede almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi

In cosa consiste il calcolo reotributivo – impresamia.com

Originariamente introdotta con un calcolo misto che non prevedeva penalizzazioni, oggi l’accettazione del metodo contributivo è obbligatoria, con conseguenti riduzioni della pensione per chi ha una lunga carriera retributiva.

Penalizzazioni e vantaggi del calcolo contributivo

Il grado di penalizzazione dipende principalmente dalla composizione temporale dei contributi versati:

  • Chi ha versato pochi contributi prima del 1996 subisce riduzioni minime, perché la maggior parte dei contributi è già nel sistema contributivo.
  • Chi invece ha una carriera con molti anni di contribuzione retributiva (ante 1996) può subire tagli più consistenti, specialmente se ha almeno 18 anni di contributi versati prima di quella data.
  • Paradossalmente, chi ha avuto stipendi più bassi negli ultimi anni di attività può trovare nel calcolo contributivo un vantaggio, perché la pensione si basa sui contributi realmente versati e non su una media retributiva che potrebbe essere più penalizzante in caso di riduzioni di reddito.

In ogni caso, accettare la proposta INPS che impone il calcolo contributivo consente di anticipare il pensionamento anche di diversi anni rispetto ai limiti ordinari, offrendo così una possibilità concreta di uscita anticipata dal lavoro.

Change privacy settings
×