Riscatto della maternità, come sfruttarlo per andare (molto) prima in pensione

Un’opportunità poco conosciuta può trasformare i periodi di maternità in contributi utili per anticipare l’uscita dal lavoro.

Molte donne arrivano all’età della pensione con una carriera lavorativa discontinua, spesso segnata da periodi dedicati alla cura della famiglia o alle gravidanze. Questo comporta, non di rado, un “vuoto” contributivo che può rendere difficile raggiungere i requisiti minimi per l’accesso alla pensione. Non tutte sanno, però, che proprio i figli possono diventare un alleato prezioso per anticipare l’uscita dal lavoro e, in alcuni casi, ottenere un assegno più alto.

Esiste infatti uno strumento poco conosciuto ma molto utile: il riscatto della maternità. Non si tratta di un versamento oneroso, come accade per i contributi volontari o per altri tipi di riscatto (come quello della laurea), ma di un riconoscimento gratuito che l’INPS mette a disposizione delle lavoratrici madri. Un’opportunità che, se sfruttata con consapevolezza, può fare la differenza.

I periodi di maternità obbligatoria – quelli cioè in cui una donna non ha potuto lavorare perché impegnata nella gravidanza e nei primi mesi di vita del bambino – possono essere convertiti in contributi figurativi. In questo modo si incrementa il proprio montante contributivo, avvicinandosi più velocemente alla soglia minima per la pensione.

Che cos’è il riscatto gratuito della maternità

Lo Stato riconosce che la maternità ha un valore sociale e, per questo, accredita mesi di contribuzione senza alcun costo per la lavoratrice. Parliamo di 5 mesi per ogni figlio, anche nei casi in cui, al momento della gravidanza, la madre non avesse un lavoro regolare.

Maternità riscatto
Riscatto gratuito della maternità per la pensione – impresamia

Questo riconoscimento vale per chi è iscritta al Fondo Pensioni Lavoratori Dipendenti o ad altre gestioni che rientrano nell’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO). È sufficiente aver accumulato almeno 5 anni di contributi “veri” – quindi effettivamente versati tramite lavoro – per poter presentare la domanda.

Il vantaggio è doppio: da un lato si recuperano mesi che altrimenti sarebbero rimasti “vuoti”, dall’altro si può ridurre il numero di anni mancanti al raggiungimento della soglia richiesta per la pensione.

Oltre al riscatto gratuito, esistono altre agevolazioni per le madri. Ad esempio, le lavoratrici interamente contributive (cioè con il primo versamento dopo il 1995) possono ottenere fino a 16 mesi di sconto sull’età pensionabile: 4 mesi per ogni figlio, fino a un massimo di 4 figli. Questo significa poter andare in pensione anche più di un anno prima rispetto ad altre lavoratrici senza figli.

Un ulteriore vantaggio riguarda il calcolo dell’assegno. Chi ha avuto figli beneficia di un coefficiente di trasformazione più favorevole, che si traduce in un importo leggermente più alto. Anche Opzione Donna, una misura che consente di uscire dal lavoro in anticipo, tiene conto della presenza dei figli, permettendo di abbassare l’età minima richiesta

La procedura per fare domanda è interamente digitale e passa dal portale dell’INPS. Accedendo con SPID, CIE o CNS, si può compilare la richiesta per l’accredito dei periodi di maternità. In alternativa, è possibile rivolgersi a un patronato che seguirà gratuitamente la pratica.

Una volta presentata la domanda, l’INPS verifica i requisiti e accredita i contributi spettanti. Non è necessario dimostrare di avere lavorato durante le gravidanze: anche chi era casalinga o disoccupata in quel periodo può ottenere il beneficio, purché abbia poi versato almeno 5 anni di contributi in altri momenti della vita lavorativa.

Il riscatto della maternità è uno strumento prezioso, soprattutto per chi teme di non riuscire a raggiungere i 20 anni di contributi richiesti per la pensione di vecchiaia.

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