In queste situazioni è consigliabile rivolgersi a una polizza assicurativa privata o informarsi sulle modalità di accesso alle cure nel Paese estero.
Il rimborso delle cure mediche all’estero nel 2025 continua a rappresentare un tema di grande interesse per i cittadini italiani, soprattutto per coloro che si trovano a dover affrontare spese sanitarie durante un soggiorno fuori dai confini nazionali.
La normativa vigente conferma alcune importanti possibilità di rimborso, anche per visite mediche e interventi programmati in Paesi esteri, purché vengano rispettate precise condizioni e procedure.
Rimborso delle cure mediche all’estero: modalità e condizioni
Ogni anno, circa 350.000 italiani si rivolgono a strutture sanitarie estere per ricevere cure urgenti o programmabili, incluse prestazioni specialistiche e odontoiatriche.
Dal 2014, grazie al decreto legislativo 38/2014 e alla normativa europea, è possibile richiedere il rimborso delle spese mediche sostenute all’estero, a condizione che il paziente sia in possesso della TEAM (Tessera Europea di Assicurazione Malattia) o di un’autorizzazione preventiva specifica.
La TEAM consente di ricevere assistenza sanitaria pubblica in uno degli Stati membri dell’Unione Europea o in Paesi convenzionati come Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera, alle stesse condizioni dei residenti locali. Le prestazioni possono essere gratuite o richiedere il pagamento di un ticket, in linea con le normative nazionali del Paese ospitante.
Cure urgenti e visite programmate: le differenze
Nel caso di cure urgenti all’estero, come un infortunio improvviso durante una vacanza, il paziente deve rivolgersi a un presidio sanitario pubblico e presentare la tessera TEAM. Le spese sostenute saranno rimborsabili o coperte direttamente se rientrano nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), fatta eccezione per eventuali ticket che restano a carico dell’assistito.
Diversamente, per le prestazioni programmate, come interventi specialistici o visite di controllo, è obbligatoria l’autorizzazione preventiva da parte della ASL di residenza tramite il modello E112.

L’autorizzazione deve essere rilasciata entro 30 giorni (15 giorni in caso di urgenza) e garantisce il rimborso totale o parziale delle spese, calcolato in base ai costi sostenuti in Italia per prestazioni equivalenti. In alcuni casi, è possibile ottenere anche il rimborso di spese aggiuntive come il viaggio e l’accompagnamento, secondo la normativa regionale.
Per le visite di controllo successive a cure effettuate all’estero, è necessario richiedere una seconda autorizzazione preventiva e presentare la domanda di rimborso entro 60 giorni dall’erogazione della prestazione, allegando documenti quali fatture e certificazioni mediche.
Rimborso e spese anticipate: cosa sapere
In tutti i casi, il paziente deve anticipare le spese mediche, salvo interventi urgenti direttamente coperti in loco. Per chi viaggia frequentemente, può risultare utile stipulare un’assicurazione sanitaria che copra i costi, soprattutto nei Paesi non convenzionati dove la tessera TEAM non ha validità e il rimborso non è previsto.
Il rimborso può essere richiesto direttamente all’ASL competente al ritorno in Italia, oppure presso l’ambasciata italiana nel Paese estero. È fondamentale conservare tutta la documentazione originale delle cure ricevute, compresi i dettagli sulle prestazioni e le spese sostenute.
Inoltre, le spese sanitarie affrontate all’estero possono essere portate in detrazione fiscale nella dichiarazione dei redditi (modello 730 o Unico PF) al 19%, con una franchigia di 129,11 euro, purché rappresentino un costo effettivamente a carico del paziente.
Cosa fare senza la tessera TEAM e nei Paesi non convenzionati
La tessera TEAM è riconosciuta a tutti gli iscritti al Servizio Sanitario Nazionale e ha validità di sei anni. In caso di smarrimento può essere richiesta una copia temporanea presso la ASL. Tuttavia, senza la tessera o in Paesi non convenzionati, il paziente dovrà sostenere integralmente le spese senza diritto al rimborso da parte del SSN.