Le famiglie italiane si confermano tra le più solide e prudenti in Europa, come emerge dai dati più recenti elaborati dall’Associazione bancaria italiana (Abi) sulla base delle rilevazioni della Banca centrale europea (BCE). In un contesto di crescita complessiva della ricchezza netta delle famiglie europee, che nel 2024 ha raggiunto i 70.200 miliardi di euro, il nostro Paese occupa il terzo posto nella classifica continentale, con un patrimonio netto stimato in 11.232 miliardi di euro, pari al 16% del totale europeo.
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Ricchezza netta e indebitamento: un confronto europeo
La solidità delle famiglie italiane si manifesta nel rapporto tra la ricchezza netta e il reddito disponibile, che nel nostro Paese si attesta a otto volte il reddito disponibile. Questo dato supera la media dell’area euro, fissata a 7,5 volte, e anche i valori di Francia (7,4) e Germania (7,2). Solo la Spagna registra un rapporto leggermente superiore, pari a 8,6 volte. La ricchezza netta include sia le attività reali — come immobili e terreni — sia le attività finanziarie (depositi, titoli, azioni), al netto delle passività finanziarie come i prestiti.
In Italia, il livello di indebitamento delle famiglie rimane tra i più bassi d’Europa: le passività finanziarie rappresentano l’8,4% del totale degli attivi, contro l’11,3% della media dell’area euro. Francia e Germania presentano rispettivamente il 12,8% e il 9,7%, mentre la Spagna si attesta a un valore simile all’Italia, pari al 7,9%. Questa prudenza finanziaria è il riflesso di una cultura tradizionale del risparmio e di una spiccata avversione al debito.
Tale equilibrio patrimoniale è stato riconosciuto anche dalle agenzie di rating internazionali. Nel maggio 2025, Moody’s ha sottolineato il basso indebitamento del settore privato, comprese le famiglie, come elemento chiave della resilienza dell’economia italiana. Parallelamente, Standard & Poor’s ha promosso il rating italiano a BBB+, evidenziando i “solidi bilanci di famiglie e imprese” come fattori di supporto alla crescita e alla stabilità finanziaria del Paese.
Il ruolo degli immobili e la composizione del patrimonio
Gli immobili residenziali rappresentano la componente principale della ricchezza delle famiglie italiane, con una quota del 43,9% del patrimonio totale. Tuttavia, questa percentuale è inferiore alla media europea, che si attesta al 51,6%, e ai valori di Francia (52,2%), Germania (53,2%) e soprattutto Spagna, dove supera il 60%. La differenza è spiegata anche dall’aumento più marcato dei prezzi degli immobili in questi Paesi rispetto all’Italia.
Diversamente, gli italiani detengono una quota superiore alla media europea in termini di depositi e liquidità, con il 11,2% del totale degli attivi in depositi e una liquidità che supera la media area euro (1,6% contro 1,1%). Significativa è anche la presenza delle cosiddette “famiglie produttrici” — quelle che, oltre a consumare e risparmiare, gestiscono attività imprenditoriali o partecipano in imprese non quotate — che rappresentano il 20,2% del portafoglio complessivo delle famiglie italiane, quasi sei punti percentuali in più rispetto alla media europea. Questo dato riflette la forte presenza delle piccole e medie imprese familiari, vero pilastro dell’economia nazionale.
Andamento dei tassi di interesse e raccolta bancaria
L’Abi segnala inoltre una crescita della raccolta indiretta, con un incremento di 104,5 miliardi di euro tra maggio 2024 e maggio 2025, che ha coinvolto principalmente famiglie (9,9 miliardi) e imprese (16 miliardi). Anche la raccolta diretta, costituita da depositi e obbligazioni, è in aumento: a giugno 2025 si registra un +1,0% su base annua, proseguendo la crescita iniziata nel 2024.
Per quanto riguarda i mutui, i tassi di interesse a breve termine — come l’Euribor a 3 mesi — si sono stabilizzati attorno all’1,99% nei primi giorni di luglio 2025, in calo rispetto a dicembre 2024 (2,84%). Il tasso medio sui nuovi mutui per l’acquisto di abitazioni si è mantenuto stabile al 3,17%, in diminuzione dai livelli del 4,42% di fine 2023. Anche il tasso medio sui prestiti complessivi è sceso dal 4,08% al 4,02%, segnale di una maggiore accessibilità del credito.
Questi indicatori riflettono un contesto di politica monetaria più accomodante da parte della Bce, che ha progressivamente ridotto i tassi di interesse a partire dall’ottobre 2023, favorendo la ripresa degli investimenti e dei consumi nel settore immobiliare e finanziario.
L’analisi del patrimonio e dei debiti delle famiglie italiane offre così un quadro di solidità e prudenza, elementi fondamentali per la stabilità economica del Paese e per la capacità di superare le sfide legate all’alto livello del debito pubblico, che resta uno dei temi centrali dell’agenda economica nazionale.