Pignoramento e sfratto, case a rischio per gli italiani: cosa cambia se ci sono minori o anziani in casa, non sempre bastano a fermare le procedure

Anche in presenza di minori o anziani in casa non si ferma né il pignoramento né eventualmente lo sfratto: la nuova sentenza.

La perdita della casa rappresenta una delle paure più grandi per chi si trova in difficoltà economiche. Pignoramenti e sfratti sono strumenti legali utilizzati per recuperare crediti, ma quando nell’abitazione vivono minori, anziani o persone con disabilità, la situazione si complica.

La presenza di soggetti vulnerabili non blocca automaticamente le procedure esecutive, ma può influenzare i tempi e le modalità di esecuzione, senza garantire una protezione totale.

Sfratti e pignoramenti: quali tutele per minori, anziani e disabili?

Il diritto italiano prevede alcune misure di tutela per le fasce più deboli della popolazione, tuttavia la legge non garantisce un’esenzione assoluta dallo sfratto o dal pignoramento immobiliare. La semplice presenza in casa di minori, anziani o persone affette da gravi patologie non è di per sé un ostacolo legale all’esecuzione forzata. Le forze dell’ordine, infatti, possono procedere con l’allontanamento su ordine del giudice anche in queste situazioni.

Tuttavia, la normativa non definisce tempistiche rigide per l’esecuzione degli sfratti, e l’ufficiale giudiziario può decidere di posticipare l’intervento in presenza di circostanze particolari, come malattie gravi o tentativi documentati di trovare una nuova sistemazione abitativa. Questi ritardi sono però valutati caso per caso e non rappresentano una sospensione automatica della procedura.

Un caso particolare riguarda le famiglie in cui si verifica una separazione o un divorzio. La legge assegna un diritto prioritario all’abitazione familiare al genitore affidatario dei figli minorenni o disabili gravi, anche se l’immobile è intestato all’altro genitore. Questa assegnazione mira a garantire la continuità affettiva ed educativa, fondamentale per il benessere dei figli.

Il diritto può estendersi anche ai figli maggiorenni non autosufficienti che vivono con il genitore affidatario. Tuttavia, la permanenza nell’abitazione non è illimitata: in presenza di nuovi matrimoni, convivenze more uxorio, o abbandono dell’immobile da parte del genitore assegnatario, l’assegnazione può essere revocata. La Corte di Cassazione ha specificato che tale revoca non è automatica ma richiede una valutazione giudiziaria basata sull’interesse superiore dei figli.

Pignoramento sfratto
La presenza in casa di minori o anziani non ferma lo sfratto: la nuova sentenza – Impresamia.com

Nel caso in cui l’immobile sia occupato tramite comodato d’uso gratuito concesso per motivi familiari, il proprietario non può recuperare l’abitazione in qualsiasi momento. La giurisprudenza stabilisce che il recupero deve essere motivato da una necessità urgente, imprevista e sopravvenuta. In presenza di figli non economicamente autonomi residenti nell’immobile, la tutela abitativa viene spesso privilegiata, soprattutto se il proprietario dispone di altri immobili disponibili.

Anche nelle procedure di esecuzione immobiliare, la legge tutela il diritto del debitore e dei suoi familiari a rimanere nell’abitazione pignorata fino al termine della procedura, generalmente fino all’aggiudicazione all’asta o all’emissione del decreto di trasferimento. Questa norma, introdotta dall’articolo 560 del codice di procedura civile e aggiornata con la riforma Cartabia, si applica indipendentemente dalla presenza di minori, anziani o disabili.

Tuttavia, il giudice può ordinare la liberazione anticipata se il debitore impedisce le visite degli acquirenti, abbandona l’immobile o ne trascura la manutenzione. In assenza di tali condizioni, la permanenza nell’abitazione è un diritto garantito dalla legge. Un caso particolare riguarda gli immobili sottratti alla criminalità organizzata. Qui, l’interesse pubblico al ripristino della legalità prevale sulla tutela abitativa degli occupanti, che devono sgomberare l’immobile anche se in presenza di minori o persone disabili.

Tuttavia, se l’occupante è in buona fede, l’Agenzia Nazionale per i Beni Sequestrati può concedere un termine per il rilascio, mentre il Comune può intervenire per facilitare il ricollocamento degli sfrattati. In passato, alcune disposizioni legislative avevano previsto sospensioni temporanee degli sfratti per categorie vulnerabili come anziani o disabili senza alternative abitative e reddito. Tuttavia, queste misure sono state dichiarate incostituzionali e oggi non esistono più proroghe automatiche.

Ogni situazione viene valutata singolarmente, e il diritto alla tutela abitativa deve essere dimostrato caso per caso. La normativa attuale si muove dunque su un equilibrio delicato tra il rispetto dei diritti dei soggetti più fragili e le esigenze dei creditori, senza fornire una protezione totale ma prevedendo strumenti per rallentare o modulare l’esecuzione forzata in base alle circostanze specifiche.

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