Con l’avvicinarsi della fine dell’anno, i pensionati italiani si preparano a ricevere una serie di incrementi sugli assegni pensionistici.
Dopo il pagamento del penultimo rateo pensionistico fissato per il 3 novembre, che rimarrà sostanzialmente invariato per la maggior parte dei beneficiari, il mese di dicembre porterà con sé novità significative. Questi aumenti sono frutto di meccanismi fiscali e previdenziali in vigore e di un adeguamento agli indici di inflazione, che l’INPS aggiorna ogni anno.
Il dicembre 2025 segnerà un momento di maggiori entrate per molti pensionati, principalmente per due motivi fondamentali. In primo luogo, sarà corrisposta la tredicesima mensilità, una mensilità aggiuntiva che rappresenta il cosiddetto “regalo di Natale” per i titolari di pensione. Questa mensilità supplementare equivale a un rateo pensionistico extra e fa sì che il cedolino di dicembre risulti particolarmente consistente. Tuttavia, l’effetto netto di questa maggiorazione dipende dalla fascia fiscale di appartenenza del pensionato. Chi si colloca nella seconda fascia IRPEF, attualmente tassata al 35% (con una riduzione prevista al 33% nel 2026), vedrà applicata questa aliquota su tutta la tredicesima.
Diversamente, la pensione ordinaria è tassata al 35% solo sulla parte che eccede i 28.000 euro fino a 50.000 euro annui, e beneficia di detrazioni distribuite su dodici mesi, che invece non si applicano alla tredicesima. Perciò, con l’esclusione dei pensionati nella cosiddetta “no tax area”, la tredicesima risulta sempre più bassa rispetto al normale rateo mensile.
In secondo luogo, a dicembre viene erogata la quota di quattordicesima mensilità a favore dei pensionati over 64 che abbiano compiuto questa età dopo luglio 2025. Questa maggiorazione sociale è destinata esclusivamente a chi percepisce una pensione non superiore a due volte il trattamento minimo INPS e varia in base ai contributi versati e all’importo della pensione stessa.
Un ulteriore motivo di incremento riguarda il calcolo delle imposte: le addizionali comunali e regionali, infatti, vengono versate solo da gennaio a novembre. A dicembre tali addizionali non vengono applicate, permettendo così di ricevere un importo netto più elevato.
Pagamenti e calendario pensioni 2025
L’INPS ha stabilito il calendario ufficiale dei pagamenti per il 2025, che prevede l’accredito degli assegni pensionistici il primo giorno bancabile del mese o, qualora questo coincida con un giorno non lavorativo (sabato, domenica o festività), nel primo giorno utile successivo. Per i pensionati che utilizzano il servizio Poste Italiane, i pagamenti possono avvenire anche il sabato.
Ecco alcune date chiave per il 2025: il primo pagamento dell’anno è previsto per venerdì 3 gennaio, mentre per febbraio e marzo i pensionati che ricevono l’accredito tramite Poste Italiane incasseranno il primo giorno del mese (sabato 1°), mentre chi riceve in banca dovrà attendere il lunedì successivo (3 febbraio e 3 marzo). Ad aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre e dicembre, il pagamento è generalmente fissato per il primo giorno bancabile del mese, con alcune variazioni legate ai giorni della settimana.
Questo calendario riguarda non solo le pensioni di vecchiaia e di reversibilità, ma anche altre prestazioni previdenziali e assistenziali quali assegni sociali, pensioni di invalidità civile, indennità di accompagnamento e rendite vitalizie INAIL.

Dopo gli incrementi di dicembre, le pensioni subiranno un ulteriore adeguamento da gennaio 2026 a seguito del meccanismo di perequazione automatica legato all’inflazione. L’INPS aggiornerà gli importi degli assegni in base all’incremento del costo della vita, con un tasso di rivalutazione stimato all’1,6%.
Le modalità di rivalutazione sono differenziate secondo le fasce di reddito:
- Per i trattamenti fino a quattro volte il trattamento minimo INPS, la rivalutazione sarà piena, pari all’1,6%.
- Per la parte di pensione che eccede quattro volte il minimo e fino a cinque volte, la rivalutazione sarà pari al 90% dell’inflazione, ovvero l’1,44%.
- Per le pensioni che superano cinque volte il minimo, la rivalutazione si riduce al 75% dell’inflazione, pari all’1,20%.
Questo sistema progressivo mira a tutelare maggiormente i pensionati con redditi più bassi, garantendo un adeguamento più significativo per chi ha assegni più contenuti.