Questi sviluppi pongono sfide importanti per lavoratori e pensionati, con un impatto significativo sulle scelte previdenziali.
L’anno 2027 si profila come un momento decisivo per le pensioni italiane, con due novità di grande impatto che interesseranno sia i requisiti anagrafici per il pensionamento sia il calcolo degli assegni mensili.
Questi cambiamenti sono strettamente legati all’evoluzione dell’aspettativa di vita della popolazione, un parametro che, come previsto dalla riforma Fornero, viene aggiornato ogni due anni e incide direttamente sul sistema previdenziale.
Pensioni 2027: stop all’aumento dell’età pensionabile?
Secondo le previsioni, nel 2027 è previsto un aumento dell’età pensionabile, che potrebbe passare da 67 anni a 67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia, parallelo all’innalzamento dei requisiti per la pensione anticipata ordinaria: attualmente fissati a 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne, potrebbero salire a 43 anni e 1 mese.
Tuttavia, la situazione resta incerta. Il governo dovrà decidere entro il 31 dicembre 2025 se confermare o bloccare questo incremento. La questione è delicata, in quanto un eventuale congelamento dell’aumento potrebbe incontrare ostacoli legati alla carenza di risorse economiche.
La novità più significativa consiste proprio nella possibilità di fermare l’aumento dell’età pensionabile, uno scenario che rappresenterebbe un cambio di rotta rispetto a quanto previsto dalla normativa vigente.
Taglio degli assegni: peggiorano i coefficienti di trasformazione
Mentre sul fronte dei requisiti anagrafici il dibattito politico è ancora aperto, è certo che a partire dal 2027 entreranno in vigore nuovi coefficienti di trasformazione peggiorativi. Questi coefficienti sono utilizzati per convertire il montante contributivo accumulato in assegno pensionistico e sono direttamente influenzati dall’aspettativa di vita.
Con l’aumento della longevità media degli italiani, i coefficienti si ridurranno, rendendo meno vantaggioso il rapporto tra contributi versati e importo della pensione. In pratica, anche a parità di età e di anni contributivi, le pensioni saranno più basse rispetto a quelle calcolate secondo i parametri attuali.
Meccanismo biennale di aggiornamento e prospettive future
Il sistema previdenziale italiano prevede un aggiornamento biennale sia dei requisiti pensionistici sia dei coefficienti di trasformazione, ma con modalità opposte:

- Quando l’aspettativa di vita diminuisce, i coefficienti migliorano e gli assegni pensionistici aumentano, come accaduto durante la pandemia con una riduzione di quattro mesi dell’indicatore statistico;
- Quando invece l’aspettativa di vita aumenta, i coefficienti peggiorano e gli assegni si riducono.
Per quanto riguarda i requisiti anagrafici, questi non possono mai diminuire, ma solo aumentare in caso di crescita della vita media, con eventuali conguagli tra periodi diversi.
Un’eventuale sospensione dell’aumento dell’età pensionabile nel 2027 potrebbe solo rimandare il problema, poiché è probabile che i mesi di incremento vengano recuperati entro il 2029-2030, eventualmente sommati ad ulteriori innalzamenti. In sostanza, l’innalzamento progressivo dei requisiti per andare in pensione appare come una tendenza ineludibile nel medio termine.