Un’ondata di riduzioni sugli assegni pensionistici è in procinto di interessare migliaia di pensionati italiani a partire da giugno 2025
La notizia, sebbene attesa dagli addetti ai lavori, giunge come un campanello d’allarme per molti, sollevando interrogativi e la necessità di chiarezza.
È consigliabile presentarsi con la documentazione reddituale del 2021 a portata di mano per facilitare le verifiche. In caso di errore riconosciuto, l’INPS provvederà a regolarizzare la situazione e, se del caso, a restituire le somme indebitamente prelevate.
Le decurtazioni
Per quattro mesi consecutivi, infatti, alcuni beneficiari si vedranno decurtare la pensione di 50 euro al mese. Questa misura, annunciata dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), non è un taglio indiscriminato, bensì il recupero di bonus erogati erroneamente nel corso del 2022.

La vicenda affonda le sue radici nei meccanismi di erogazione di due specifiche indennità una tantum introdotte nel 2022 con l’obiettivo di fornire un sostegno economico a fasce della popolazione in un periodo caratterizzato da forti tensioni inflazionistiche e rincari. Si tratta, nello specifico, di un bonus di 200 euro, destinato ai cittadini con un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro, e di un bonus aggiuntivo di 150 euro, riservato a coloro che rientravano in una soglia reddituale più bassa, ovvero meno di 20.000 euro. Queste misure, sebbene ben intenzionate, hanno generato delle anomalie nel sistema di erogazione.
Il cuore del problema risiede nel processo di calcolo iniziale adottato dall’INPS. Per accelerare l’erogazione di questi sostegni, l’Istituto ha basato le proprie decisioni su dati fiscali provvisori. Questo approccio, se da un lato ha permesso una rapida distribuzione delle somme ai beneficiari, dall’altro ha introdotto un margine di errore. Solo in un secondo momento, con l’acquisizione e l’analisi dei dati definitivi sui redditi del 2021 – informazioni consolidate e ufficiali – è emerso che alcuni percettori non rispettavano i requisiti reddituali stabiliti dalla normativa.
In altre parole, quei pensionati che al momento dell’erogazione del bonus sembravano rientrare nelle fasce di reddito previste, secondo i dati definitivi del 2021 hanno invece superato le soglie limite. Questo scostamento ha reso l’erogazione di quei bonus, seppur in buona fede, un indebito. La somma complessiva da recuperare ammonta a 200 euro per chi ha percepito il primo bonus superando la soglia dei 35.000 euro e a ulteriori 150 euro per chi ha superato la soglia dei 20.000 euro, avendone percepito anche il secondo. Il recupero, pari a 50 euro al mese, è stato rateizzato su quattro mensilità per mitigare l’impatto sui redditi dei pensionati.
Di fronte a questa imminente decurtazione, è fondamentale che i pensionati interessati siano in grado di verificare la propria posizione e comprendere le ragioni del taglio. La prima e più importante azione da compiere è confrontare il proprio reddito complessivo dichiarato per l’anno 2021 con le soglie stabilite per i bonus (35.000 euro e 20.000 euro). È cruciale considerare tutti i proventi, inclusi eventuali guadagni extra-pensione, come redditi da lavoro autonomo occasionale, affitti o altre fonti di entrata.