Pensione, ecco chi può andarci subito: le categorie che festeggiano

In Italia il tema delle pensioni anticipate continua a rappresentare un nodo centrale per lavoratori e istituzioni.

I dati più aggiornati dell’INPS indicano che l’età media effettiva di accesso alla pensione è di 64,8 anni, leggermente anticipata rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di vecchiaia.

Tuttavia, diverse misure consentono a specifiche categorie di lavoratori di andare in pensione prima, a seconda di contributi versati, condizioni di salute o tipologia di lavoro.

Pensionamento anticipato

Il sistema previdenziale italiano offre molteplici possibilità di pensionamento anticipato per lavoratori che hanno maturato particolari condizioni. In primo luogo, la pensione anticipata ordinaria consente di lasciare il lavoro una volta raggiunti determinati anni di contributi, senza vincoli sull’età anagrafica. Per il 2025, gli uomini devono aver versato almeno 42 anni e 10 mesi di contributi, mentre le donne ne devono totalizzare almeno 41 anni e 10 mesi. Questo significa che chi ha iniziato a lavorare molto presto può andare in pensione anche prima dei 60 anni, anticipando così di anni l’uscita dal mondo del lavoro.

Un’altra misura di rilievo è rappresentata da “Quota 103”, che consente il pensionamento a 62 anni di età con almeno 41 anni di contributi. Introdotta temporaneamente nel 2023, questa misura potrebbe essere prorogata nel 2025, offrendo una flessibilità maggiore grazie al sistema misto di calcolo pensionistico, che combina metodo retributivo e contributivo. Quest’ultimo tiene conto dell’anzianità contributiva e dell’età di uscita, con assegni più elevati per chi posticipa il pensionamento.

Le lavoratrici possono, inoltre, usufruire dell’Opzione Donna, che consente di andare in pensione con 35 anni di contributi e almeno 60 anni di età (ridotti a 58-59 per alcune categorie come caregiver o invalide). Tuttavia, l’assegno viene calcolato interamente con il metodo contributivo, il che può comportare un assegno ridotto rispetto a quello retributivo.

L’APE Sociale rappresenta uno strumento di anticipo pensionistico riservato a categorie svantaggiate, come disoccupati, caregiver, invalidi civili al 74% e lavoratori con mansioni gravose. Per il 2025, è possibile accedervi con almeno 63 anni e 5 mesi di età e un minimo di 30-36 anni di contributi, a seconda della categoria. L’assegno non può superare i 1.500 euro mensili fino al raggiungimento dell’età pensionabile ordinaria.

Il sistema previdenziale italiano riconosce specifiche agevolazioni per chi ha svolto lavori gravosi o usuranti e per i cosiddetti lavoratori precoci, che hanno iniziato la carriera lavorativa prima dei 19 anni.

I lavori usuranti, definiti dal decreto legislativo del 2011, comprendono attività come operai addetti a gallerie, miniere, turni notturni, catene di montaggio e conducenti di mezzi di trasporto collettivo. La lista di lavori gravosi, introdotta nel 2017 e aggiornata nel 2022, include operai edili, infermieri turnisti, autisti di mezzi pesanti, addetti alla movimentazione merci, agricoltori, pescatori e marittimi.

Per i lavoratori precoci con almeno 12 mesi di contributi prima dei 19 anni, la Quota 41 rappresenta uno strumento che consente il pensionamento con 41 anni di contributi senza limiti anagrafici, a condizione che rientrino nelle categorie previste, come disoccupati o invalidi. In alternativa, per chi svolge lavori gravosi, l’APE Sociale permette di anticipare l’uscita a 63 anni e 5 mesi con almeno 36 anni di contributi e specifici periodi di attività usurante.

Per i soli lavoratori usuranti esiste anche la pensione anticipata con Quota 97,6, che consente il pensionamento a 61 anni e 7 mesi con almeno 35 anni di contributi e la somma di età e contributi pari a 97,6 anni. Inoltre, la pensione anticipata a 66 anni e 7 mesi con almeno 30 anni di contributi riguarda esclusivamente gli addetti ai turni notturni e alla catena di montaggio, sempre con periodi documentati di attività usurante.

Invalidi e disabili: pensionamento anticipato con requisiti agevolati

Chi convive con un’invalidità riconosciuta può accedere a forme di pensionamento anticipate e agevolate. I lavoratori con invalidità pari almeno all’80% possono usufruire della pensione di vecchiaia a 61 anni (uomini) e 56 anni (donne), con almeno 20 anni di contributi nel settore privato, soggetta a una finestra mobile di 12 mesi prima dell’effettiva decorrenza.

Particolare attenzione è riservata ai lavoratori non vedenti, che hanno perso completamente la vista o hanno un residuo visivo inferiore a un decimo in entrambi gli occhi: possono accedere alla pensione a 56 anni (uomini) e 51 anni (donne), a condizione che la cecità sia insorta prima dell’inizio dell’attività assicurativa o che abbiano maturato almeno 10 anni di contributi dopo l’insorgere della cecità.

L’assegno ordinario di invalidità è previsto per chi presenta una riduzione permanente della capacità lavorativa pari almeno a due terzi, con almeno 5 anni di contributi, di cui 3 negli ultimi cinque anni, senza limiti di età. Nei casi più gravi, la pensione di inabilità previdenziale viene concessa a chi è totalmente e permanentemente impossibilitato a svolgere qualsiasi attività lavorativa, senza limiti di età ma con almeno 5 anni di contributi.

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