Se fai queste modifiche alla casa scattano i controlli dell’Agenzia delle Entrate e rischi grosso: a cosa fare attenzione.
Nel momento in cui si decide di apportare modifiche alla propria abitazione, come ad esempio la realizzazione di una piscina interrata, è fondamentale considerare anche le implicazioni fiscali che tali interventi possono comportare.
L’Agenzia delle Entrate sta infatti intensificando i controlli sulle variazioni della rendita catastale, con conseguenti possibili aumenti di imposte come IMU e TARI.
Modifiche alla casa e impatto sulla rendita catastale
Quando si effettuano lavori di ristrutturazione, spesso l’attenzione si concentra sugli aspetti estetici e funzionali, trascurando però un elemento cruciale: le conseguenze fiscali. Dichiarare le opere realizzate è un obbligo e, anche se non sempre determina il pagamento di imposte dirette, alcune migliorie possono comportare un incremento della rendita catastale dell’immobile. Questo aumento si riflette inevitabilmente sul carico fiscale, in particolare su tributi come l’IMU (Imposta Municipale Unica) e la TARI (tassa sui rifiuti).
L’innovazione tecnologica sta giocando un ruolo chiave nel miglioramento del sistema catastale italiano: grazie all’integrazione di sistemi informativi e all’utilizzo di intelligenza artificiale, l’Agenzia delle Entrate e le amministrazioni comunali possono ora effettuare controlli più precisi ed efficaci, contrastando l’elusione fiscale in modo più efficiente. Nonostante in Italia la costruzione di una piscina non sia considerata un bene di lusso tassabile come in altri Paesi europei, essa rappresenta comunque un elemento che incide sul valore complessivo dell’immobile.
Le piscine sono spesso associate a immobili di pregio, come ville o abitazioni signorili (categorie catastali A/1, A/7, A/8), soggetti a IMU anche se adibiti ad abitazione principale. Tuttavia, anche immobili non di lusso, come quelli in categoria A/2, possono subire un aumento della rendita catastale a seguito della costruzione di una piscina interrata, con incrementi stimati tra il 10% e il 20%. In alcuni casi, questa variazione può addirittura comportare una riclassificazione dell’immobile in categoria “di lusso”, con conseguente obbligo di pagamento dell’IMU sulla prima casa.

Le pertinenze sono spazi o strutture accessorie all’immobile principale, ma non ne fanno parte integrante. Queste possono rientrare in diverse categorie catastali, ad esempio:
- C/2: cantine, soffitte, magazzini;
- C/6: autorimesse, scuderie;
- C/7: tettoie aperte o chiuse.
Ai fini dell’IMU, si possono considerare al massimo tre pertinenze, purché appartenenti a categorie diverse. È importante sottolineare che una pertinenza non deve essere necessariamente collegata fisicamente alla casa per essere riconosciuta come tale: un garage distante può essere considerato pertinenza se utilizzato stabilmente insieme all’immobile.
Alcune pertinenze, però, influenzano direttamente la rendita catastale. Ad esempio, la costruzione di un terrazzo calpestabile, una dependance, una cantina comunicante o un posto auto coperto può comportare un aumento del valore catastale complessivo dell’immobile, con conseguenti maggiori imposte, soprattutto IMU nel caso di seconde case o immobili di pregio. Dal 1° gennaio 2026 è attesa l’entrata in vigore della riforma del catasto, un intervento che rappresenta un passo decisivo verso la digitalizzazione della pubblica amministrazione, in linea con gli obiettivi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR).
La legge delega attribuisce al Governo il compito di modernizzare il sistema di rilevazione catastale, migliorando gli strumenti per l’individuazione e il controllo di terreni e fabbricati. La riforma prevede l’adozione di una piattaforma digitale avanzata, basata su sistemi informativi geografici (GIS), e l’uso di intelligenza artificiale e big data per agevolare la classificazione degli immobili. Gli enti coinvolti, come Comuni e Agenzia delle Entrate, saranno così in grado di:
- censire immobili finora non registrati o non conformi alla realtà;
- riclassificare terreni edificabili erroneamente accatastati come agricoli;
- identificare immobili abusivi, prevedendo incentivi e modalità trasparenti di accertamento.
Inoltre, la riforma mira a integrare le informazioni catastali a livello nazionale, attribuendo a ogni unità immobiliare non solo la rendita catastale tradizionale, ma anche una rendita attualizzata che rifletta i valori di mercato reali. Questo intervento è particolarmente importante poiché il valore catastale attuale si basa su rendite obsolete che spesso non rispecchiano la posizione e le caratteristiche reali dell’immobile. La nuova normativa prevede anche l’implementazione di moduli telematici per facilitare lo scambio di dati tra amministrazioni, migliorando così la gestione e il controllo del patrimonio immobiliare pubblico e privato.