Il trucco legale per non pagare le tasse: ecco cosa devi fare se vuoi risparmiare

Nel contesto di un sistema fiscale complesso, conoscere le soglie di esenzione è essenziale per orientarsi e pianificare correttamente.

Nel panorama fiscale italiano, il 2026 conferma l’assetto esistente riguardo alle soglie di reddito entro cui è possibile evitare il pagamento dell’Irpef grazie alla cosiddetta no tax area.

Questa fascia di esenzione fiscale rappresenta un meccanismo fondamentale per alleggerire il carico tributario soprattutto per chi percepisce redditi modesti, distinguendo nettamente tra lavoratori dipendenti, pensionati e autonomi.

Le soglie di reddito che esentano dal pagamento delle tasse

Per il prossimo anno, la no tax area rimane invariata rispetto al 2025: i lavoratori dipendenti e i pensionati non pagheranno imposte fino a un reddito di 8.500 euro annui. Questa soglia è determinata dalle detrazioni fiscali che neutralizzano l’imposta, consentendo a tali contribuenti di non versare alcuna somma all’Erario.

Diversa è la situazione per i lavoratori autonomi, per i quali la soglia di esenzione si ferma a 5.500 euro. Questo limite più basso dipende da detrazioni meno generose rispetto a quelle previste per dipendenti e pensionati, e quindi non permette un’esenzione fiscale altrettanto ampia.

Un elemento importante per i dipendenti è il taglio del cuneo fiscale, uno sgravio che agisce in modo decrescente al crescere del reddito e che si azzera intorno ai 40.000 euro. Questo intervento è stato determinante negli ultimi anni per ridurre la pressione fiscale sulle fasce più basse di reddito, favorendo così un maggiore potere d’acquisto.

Il dibattito politico e le ipotesi di riforma

Nel corso del 2024 si era acceso un acceso dibattito attorno a una proposta di riforma ambiziosa: estendere la no tax area a 12.000 euro e rivedere le aliquote Irpef per ridisegnare la distribuzione del carico fiscale.

I dettagli da conoscere – impresamia.com

L’idea prevedeva di fissare l’aliquota base al 23% per redditi fino a 28.000 euro, al 33% fino a 60.000 euro e al 43% per le fasce superiori, con l’obiettivo di stimolare consumi e investimenti e alleggerire la pressione soprattutto sul ceto medio.

Tuttavia, i costi per le casse pubbliche si sono rivelati troppo elevati per poter attuare questa riforma senza compromettere l’equilibrio finanziario. Di conseguenza, il progetto è stato accantonato e non sarà applicato nel 2026.

Le priorità fiscali del Governo per il 2026

Con l’assetto della no tax area confermato e senza modifiche sostanziali per il 2026, le attenzioni del Governo restano focalizzate su altre misure fiscali. In particolare, l’attenzione è rivolta al taglio dell’Irpef per il ceto medio e a iniziative di pace fiscale che potrebbero coinvolgere una platea più ampia di contribuenti.

Questi interventi sono prioritari e assorbiranno le risorse disponibili, rinviando a data da destinarsi ogni revisione della no tax area.

Chiunque percepisca redditi superiori alle soglie indicate sarà comunque soggetto a tassazione, seppur potendo usufruire delle detrazioni e degli sgravi contributivi previsti dalla normativa vigente.

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