Ora si può chiedere il rimborso dell’IMU e il fisco non può più opporsi: la Cassazione ha messo nero su bianco un diritto spesso ignorato.
In Italia, le imposte sulla casa sono sempre state un terreno minato, dove il cittadino si ritrova spesso in balia di norme complicate e cambiamenti improvvisi.
L’IMU, in particolare, è una delle tasse più detestate dai proprietari, soprattutto quando colpisce immobili su cui, di fatto, non si ha alcun controllo.
IMU: a chi spetta il rimborso
Non è raro trovarsi a dover pagare per proprietà occupate abusivamente, situazioni in cui il danno è doppio: niente disponibilità dell’immobile e, come se non bastasse, pure la beffa del pagamento di una tassa ingiusta.
Però, qualcosa è cambiato. E non si tratta di una piccola modifica burocratica, ma di un vero e proprio ribaltamento del principio di tassazione. La Corte di Cassazione, con una sentenza destinata a lasciare il segno, ha infatti chiarito che i proprietari di immobili occupati abusivamente non devono pagare l’IMU. E la cosa ancora più rilevante è che questo vale anche per il passato.

La sentenza in questione è la n. 18940, pubblicata il 10 luglio 2025. Con questo pronunciamento, la Cassazione ha riconosciuto il diritto all’esenzione retroattiva dall’IMU per tutti quei proprietari che hanno denunciato regolarmente l’occupazione illecita. Il principio è semplice: se un bene non può essere utilizzato né goduto, allora non ha senso applicare un’imposta patrimoniale come l’IMU. In fondo, è logico: la tassa dovrebbe colpire chi trae un’utilità da un immobile, non chi ne subisce la sottrazione.
La novità non è da poco, perché spalanca la porta ai rimborsi. Chi si è visto costretto a pagare l’IMU su immobili abusivamente occupati potrà ora chiedere indietro quanto versato, anche per gli anni passati. Ovviamente, a condizione di aver sporto regolare denuncia alle autorità, elemento che la sentenza considera imprescindibile per far valere il diritto all’esenzione.
Il fisco, a questo punto, non può che prenderne atto. Non ci sono più margini di interpretazione: la Suprema Corte ha parlato chiaro e ha creato un precedente vincolante. Senza ombra di dubbio, chi si trova in questa situazione deve muoversi, raccogliere la documentazione necessaria, e presentare domanda di rimborso al proprio Comune. Non serve fare ricorso o avviare battaglie legali: la legge, ora, è dalla parte dei proprietari.
Va detto che questa decisione arriva dopo anni di confusione normativa e di silenzi istituzionali. Per troppo tempo, chi subiva un’occupazione si è trovato nella paradossale situazione di pagare per un bene sottratto alla propria disponibilità. Ora, finalmente, la giurisprudenza pone rimedio a questa ingiustizia.
La sentenza della Cassazione rappresenta una svolta che non va sottovalutata. Per molti proprietari significa giustizia, per altri una boccata d’ossigeno economica. E soprattutto, è il segnale che, ogni tanto, anche nel complicato mondo del fisco italiano, la ragione riesce ad avere la meglio.