Conoscere i dettagli e rispettare i requisiti è fondamentale per evitare di perdere la possibilità di una pensione anticipata.
In un contesto economico e sociale in continua evoluzione, la possibilità di anticipare l’uscita dal mondo del lavoro rappresenta un tema di grande interesse per molti lavoratori.
La combinazione tra Naspi e Ape sociale si conferma come una strategia utile per chi desidera andare in pensione con un anticipo di oltre quattro anni, ma è fondamentale conoscere le condizioni e le insidie di queste misure.
Naspi e Ape sociale: come funziona la combinazione che permette la pensione anticipata
L’indennità di disoccupazione Naspi, erogata dall’INPS a chi ha perso involontariamente il lavoro, può essere abbinata all’Ape sociale, una forma di pensionamento anticipato riservata a specifiche categorie di lavoratori.
Il meccanismo prevede che, una volta terminata la fruizione della Naspi, il lavoratore possa accedere all’Ape sociale, che consente di uscire dal lavoro a partire dai 63 anni e 5 mesi, a patto di aver accumulato almeno 30 anni di contributi.
Questa combinazione rappresenta una possibilità concreta per andare in pensione prima, ma è importante sottolineare che il requisito della completa fruizione della Naspi resta imprescindibile.
Nonostante alcune sentenze di tribunali abbiano aperto la strada a pensionamenti con Ape sociale senza aver usufruito della Naspi, la normativa vigente mantiene ancora fermo questo vincolo, rendendo necessaria la cautela nel pianificare l’uscita anticipata.
Le insidie da evitare per non perdere i benefici di Naspi e Ape sociale
Non tutte le situazioni permettono di sfruttare la combinazione Naspi+Ape senza rischi. La Naspi è diventata più restrittiva, specialmente per chi decide di lasciare volontariamente il lavoro.

Ad esempio, un lavoratore che intende uscire dal proprio impiego senza licenziamento e che si assenta ripetutamente senza giustificazioni rischia di vedersi negata la Naspi. Il motivo di licenziamento basato su assenze ingiustificate è infatti equiparato a dimissioni volontarie, escludendo così il diritto all’indennità.
Inoltre, chi si dimette da un lavoro e trova successivamente un impiego di breve durata (inferiore a tre mesi) non può accedere alla Naspi e di conseguenza perde il diritto anche all’Ape sociale. Per rientrare nel circuito delle prestazioni, è necessario aver svolto almeno 13 settimane di lavoro con contratto a tempo determinato di almeno tre mesi dopo l’ultima dimissione.
Novità positive e criteri aggiornati per accedere all’Ape sociale
Non tutte le notizie sono negative. Una novità importante riguarda i lavoratori che terminano un contratto a termine e accedono alla Naspi: in passato questa circostanza impediva la successiva richiesta dell’Ape sociale, ma ora questo vincolo è stato eliminato.
Chi ha avuto almeno 18 mesi di lavoro nei 36 mesi precedenti la perdita del posto può quindi usufruire dell’Ape sociale dopo la Naspi, migliorando la possibilità di anticipazione pensionistica.
La combinazione tra Naspi e Ape sociale rimane quindi una strada percorribile, ma necessita di una pianificazione attenta e della verifica scrupolosa delle condizioni. Le recenti modifiche normative e giurisprudenziali hanno reso più complesso il percorso, soprattutto per chi decide volontariamente di lasciare il lavoro o cambia frequentemente contratto.