Con l’entrata in vigore nel 2025 della riforma tributaria e delle nuove disposizioni sull’abolizione delle cartelle esattoriali.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), guidato dall’attuale ministro Giancarlo Giorgetti, supervisiona queste novità che promettono di alleggerire il carico fiscale e di introdurre misure più flessibili per il pagamento dei tributi.
Una delle novità più attese riguarda la possibilità per i contribuenti di disporre di tempi più lunghi per saldare i debiti con il fisco. La riforma tributaria approvata nel 2024 prevede infatti un allungamento considerevole delle rateizzazioni, con un massimo di 120 rate in 10 anni, a partire dal 2031, rispetto alle precedenti 72 rate in 6 anni. Questa estensione si applica sia ai debiti inferiori a 120 mila euro, per i quali si passerà gradualmente dalle attuali 72 rate a 84 e infine a 120, sia a quelli superiori a tale soglia, che potranno beneficiare di una rateizzazione fino a 10 anni.
L’obiettivo è quello di ampliare il perimetro delle agevolazioni per chi si trova in difficoltà economica, consentendo una gestione più sostenibile dei debiti fiscali e favorendo il recupero crediti da parte dell’Amministrazione finanziaria. Tuttavia, questa maggiore dilazione implica un rallentamento delle entrate per lo Stato, pertanto il monitoraggio dell’impatto finanziario sarà affidato attentamente al Ministero dell’Economia.
Addio ai debiti prescritti e nuove regole sulla prescrizione fiscale
Un altro aspetto cruciale della riforma riguarda la prescrizione dei debiti tributari. Dal 2025, molti contribuenti potranno beneficiare dell’annullamento automatico delle cartelle esattoriali relative a debiti che hanno superato i termini di prescrizione previsti dalla legge. La normativa distingue infatti diversi periodi di prescrizione a seconda della natura del debito:
- 3 anni per debiti come il bollo auto;
- 5 anni per tributi locali come IMU e TARI, contributi previdenziali, multe stradali e interessi;
- 10 anni per tributi erariali quali IRPEF, IVA, IRES, imposte di registro e canone RAI.
La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha più volte ribadito che la notifica della cartella esattoriale non interrompe né modifica i termini di prescrizione originari del debito, confermando così che molti crediti dell’erario saranno non più esigibili a partire dal 2025.
Per coloro che ricevessero cartelle per debiti ormai prescritti, è possibile presentare istanze di annullamento in autotutela o proporre ricorsi giudiziari per tutelare i propri diritti. Questa misura rappresenta una vera opportunità per molti contribuenti di liberarsi da obblighi ormai caduti in prescrizione.

Contestualmente alla riforma sulle rateizzazioni e prescrizioni, è stata introdotta una sanatoria fiscale straordinaria rivolta a debiti accumulati principalmente nel decennio 2010-2019. Questo periodo è stato scelto poiché ha visto un aumento significativo delle posizioni irregolari, soprattutto a causa delle crisi economiche e della complessità normativa che hanno ostacolato la regolarizzazione delle posizioni fiscali.
La sanatoria permette ai contribuenti — sia privati sia imprese con fatturati entro certi limiti — di estinguere i debiti tributari senza dover pagare sanzioni e interessi, con la possibilità di cancellazione automatica delle cartelle esattoriali qualora rientrino nei parametri definiti dalla legge. Sono inclusi anche tributi locali come IMU, TARI e alcune categorie di contributi previdenziali.
L’adesione a questa misura richiede la presentazione di domanda entro le scadenze fissate dal decreto ministeriale, con procedure semplificate rispetto al passato, grazie all’uso di piattaforme digitali gestite dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione e all’intervento di intermediari abilitati (commercialisti, CAF).
Questa iniziativa ha un duplice valore: offre un sollievo concreto ai soggetti più in difficoltà e al contempo permette allo Stato di recuperare crediti che altrimenti sarebbero destinati a restare inesigibili, stimando un recupero teorico sino a 100 miliardi di euro da un magazzino complessivo di oltre 1.200 miliardi di euro di tributi non riscossi.