Bonus, fino a 600 euro al mese se abiti in questa regione: controlla i requisiti e invia subito la domanda

Una Regione ha dato il via a un’importante iniziativa per contrastare il fenomeno dello spopolamento nei piccoli centri abitati.

Un bonus bebè di 600 euro mensili destinato alle famiglie dei nuovi nati, adottati o in affido preadottivo che risiedono o trasferiscono la loro residenza in Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. La misura, approvata con delibera della Giunta regionale lo scorso 5 giugno 2025, si propone di incentivare la natalità e sostenere la presenza stabile di nuclei familiari in territori demograficamente fragili.

La nuova politica regionale prevede un assegno mensile di 600 euro per il primo figlio nato, adottato o affidato preadottivo, e 400 euro per ciascun figlio successivo. Il beneficio è destinato alle famiglie residenti o che decidono di trasferirsi in Comuni con meno di 5.000 abitanti, secondo i dati ISTAT aggiornati al 31 dicembre 2022. L’obiettivo è duplice: favorire la crescita demografica nei piccoli centri e contrastare l’abbandono di queste aree, che rischiano un progressivo svuotamento.

Le famiglie interessate devono rispettare specifici requisiti: il figlio deve essere nato, adottato o affidato negli anni recenti (dal 2022 per Comuni sotto i 3.000 abitanti, e dal 2024 per quelli sotto i 5.000 abitanti); la famiglia deve trasferire o mantenere la residenza nel Comune per almeno cinque anni consecutivi; almeno un genitore deve coabitare con il minore; inoltre, è richiesto che i nuclei familiari siano cittadini italiani, comunitari o extracomunitari con permesso di soggiorno valido. Non sono ammessi nuclei che occupano abusivamente alloggi pubblici e devono essere proprietari o detentori legittimi di un immobile adibito a dimora abituale nel Comune di residenza.

La domanda per ottenere il bonus dovrà essere presentata al Comune di residenza o di nuova residenza. I Comuni interessati sono tenuti a pubblicare bandi pubblici a sportello, con verifiche periodiche per assicurare il mantenimento dei requisiti anche da parte dei beneficiari degli anni precedenti.

Un intervento mirato contro lo spopolamento e la crisi demografica

Il nuovo bonus bebè è uno degli strumenti principali per arginare il calo demografico che interessa da anni i piccoli centri della Sardegna. Nel 2023, infatti, la regione ha registrato il tasso di natalità più basso d’Italia, con soli 4,9 nuovi nati ogni mille abitanti, ben al di sotto della media nazionale di 6,7. L’assessore regionale alla Sanità, Armando Bartolazzi, ha sottolineato come questa misura voglia essere un investimento per il futuro, più che un semplice sostegno economico: «Stiamo garantendo l’importo massimo disponibile per ciascun bambino avente diritto fino al quinto anno di età, con 600 euro mensili per il primo figlio e 400 euro per ogni figlio successivo. Vogliamo invertire la tendenza al declino demografico, economico e sociale che colpisce i piccoli comuni sardi».

Il programma prevede che le risorse vengano trasferite ai Comuni in due tranche durante l’anno, con erogazioni basate sui dati ISTAT più aggiornati relativi alla popolazione infantile residente nei piccoli centri. Questa modalità vuole assicurare una gestione trasparente e puntuale dei fondi, evitando che la misura si trasformi in un mero intervento assistenziale.

Il sostegno economico è riservato a nuclei familiari che dimostrino un effettivo legame con il territorio e un impegno a stabilizzare la propria residenza nei Comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti. Tra i requisiti fondamentali:

  • Il figlio deve essere nato, adottato o affidato in un Comune con meno di 3.000 abitanti (dal 2022) o meno di 5.000 abitanti (dal 2024).
  • La famiglia deve trasferire o mantenere la propria residenza nel Comune prescelto per almeno cinque anni consecutivi.
  • Almeno un genitore deve coabitare con il minore.
  • La famiglia deve essere proprietaria o detentrice legittima di un immobile adibito a dimora abituale nel Comune.
  • I beneficiari devono essere cittadini italiani, dell’Unione europea o stranieri con permesso di soggiorno regolare.

Queste condizioni sono state pensate per garantire un reale impatto sul tessuto sociale e demografico dei piccoli centri, evitando che il bonus possa essere percepito da chi non abbia un legame stabile con il territorio.

La misura rappresenta un passo significativo nella strategia regionale per rivitalizzare i paesi meno popolati della Sardegna, con l’obiettivo di promuovere la crescita demografica e mantenere vive le comunità locali.

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