La tutela del cliente passa quindi attraverso la richiesta e la conservazione di documentazione valida che certifichi ogni transazione.
Pagare in nero non è solo una questione di responsabilità per chi riceve il denaro, ma espone a rischi anche chi effettua il pagamento. Nonostante l’evasione fiscale sia un fenomeno diffuso, spesso sono sottovalutati i pericoli per i clienti che accettano di pagare senza documentazione fiscale.
Le nuove regole e le normative vigenti delineano chiaramente le conseguenze a cui si può andare incontro.
I rischi per il cliente che effettua un pagamento in nero
Chi paga in nero, acquistando beni o servizi senza ricevere fattura, scontrino fiscale o ricevuta, in linea di principio non è responsabile dell’evasione fiscale del professionista o commerciante.
Tuttavia, è fondamentale sottolineare che questa scelta comporta conseguenze legali e pratiche rilevanti. Dal punto di vista civilistico, la mancanza di documentazione rende nullo il contratto tra le parti, privando il cliente di ogni tutela e della possibilità di dimostrare l’avvenuto pagamento.
Nonostante non sia obbligatorio per legge richiedere una ricevuta fiscale o fattura, è fortemente consigliato pretendere almeno una prova del pagamento. In particolare, la fattura è indispensabile per chi intende usufruire di detrazioni fiscali.
Senza questo documento, il cliente rischia di non poter far valere i propri diritti, ad esempio nel caso in cui il professionista neghi di aver ricevuto il pagamento e pretenda una somma aggiuntiva, anche attraverso vie legali.
Anche una semplice ricevuta informale, contenente data, ammissione del pagamento e firma dell’esercente, può rappresentare una forma di tutela, seppur non valida fiscalmente. Questo documento non elimina il rischio di evasione da parte del venditore, ma non comporta sanzioni per chi lo riceve.
Le sanzioni per pagamenti in nero: casi specifici di datori di lavoro e inquilini
La situazione cambia drasticamente quando si parla di pagamenti in nero da parte di datori di lavoro verso i propri dipendenti. Qui la legge prevede sanzioni molto severe, poiché l’obiettivo è anche contrastare lo sfruttamento del lavoro e garantire la tutela dei lavoratori.

Il datore di lavoro che impiega dipendenti in nero rischia una multa minima di 1.800 euro per ogni lavoratore, che può salire fino a 43.200 euro in base alla durata del lavoro irregolare.
Anche l’ambito degli affitti presenta rischi per gli inquilini che accettano di pagare il canone in nero. In questi casi, il contratto è nullo e l’inquilino perde ogni tutela legale relativa all’immobile.
Inoltre, l’omesso versamento dell’imposta di registro può comportare l’emissione di cartelle esattoriali e il pignoramento dei beni. Tale situazione espone quindi il conduttore a gravi conseguenze economiche e legali.
Normative sui pagamenti in contanti e rischi correlati
Un ulteriore aspetto da considerare riguarda il superamento dei limiti di pagamento in contanti, che rappresenta un illecito autonomo strettamente collegato ai pagamenti in nero. Le sanzioni previste per chi supera la soglia massima prevista per legge sono molto pesanti e contribuiscono a inasprire le conseguenze per chi opera fuori dai canali fiscali ufficiali.
Anche in assenza di obblighi fiscali diretti, la presenza di una prova scritta è fondamentale per difendersi da eventuali pretese ingiustificate e per evitare il rischio di pagamenti doppi o contestazioni legali.