Addio stipendio e straordinari da recuperare: perché moltissimi lavoratori perderanno tutto

Addio allo stipendio e agli straordinari da recuperare, arriva una brutta notizia per moltissimi lavoratori: perderanno tutto. Cosa c’è da sapere al riguardo.

In un periodo come quello contemporaneo caratterizzato dall’aumento dei costi di prima necessità, dagli aumenti in bolletta e da un’impennata dell’inflazione, molti cittadini, in Italia, non riescono ad arrivare serenamente alla fine del mese.

Lo stipendio non basta mai, anche perché con l’aumento dell’inflazione, non c’è stato un adeguamento dei salari al reale costo della vita e, dunque, tanti nuclei familiari versano in condizioni di precarietà economica.

Addio stipendio e straordinari da recuperare: cosa sta accadendo

Nonostante lo Stato abbia deciso di introdurre numerosi strumenti finanziari posti a sostegno concreto dei contribuenti, specie di quelli che maggiormente risentono degli effetti della crisi, sembra proprio che la situazione sia destinata a peggiorare.

Addio al riconoscimento degli arretrati
Addio stipendio e straordinari da recuperare: cosa sta accadendo -impresa.com

I lavoratori dipendenti, spesso accettano di fare gli straordinari proprio per aumentare l’importo a fine mese, tuttavia, è arrivata una notizia che ha creato scalpore. Il Governo ha presentato, infatti, un emendamento che potrebbe cancellare anni e anni di lotta per le tutele dei lavoratori.

Per oltre 50 anni, la legge ha sancito che la prescrizione dei crediti da lavoro ossia degli stipendi, degli straordinari, delle differenze retributive, iniziava a decorrere solo dopo la fine del rapporto lavorativo.

A sancirlo era stata la giurisprudenza della Corte Costituzionale che a più riprese, nel corso degli anni, ha ribadito che un lavoratore durante l’impiego, non è in una posizione di libertà tale da poter agire contro il proprio datore di lavoro, perché teme licenziamenti, ritorsioni o peggioramenti delle condizioni lavorative.

Per cui il cosiddetto timore psicologico legittimo è riconosciuto anche in sede giudiziaria. L’emendamento che porta la firma di Fratelli d’Italia, presentato al decreto ex Ilva, sembrerebbe ribaltare questo principio.

Infatti, legislatore ha previsto che la prescrizione dei crediti scatti anche mentre il lavoratore è ancora in servizio, ma solo se l’azienda ha più di 15 dipendenti. Una modifica che ha fatto infuriare i lavoratori che sostengono di poter subire un duro attacco ai loro diritti.

Se ad esempio, un dipendente viene inquadrato erroneamente o riceve una busta paga con un importo inferiore rispetto ai minimi contrattuali, con questo emendamento potrà agire, ma soltanto entro cinque anni, a partire dal mese successivo a quello in cui è sorto il credito.

Scaduto quel termine, non potrà più richiedere nulla, anche se continuerà a lavorare per la stessa azienda e per lo stesso datore di lavoro. La norma sembra ignorare il contesto lavorativo di tanti Italiani, quello degli uffici, dei negozi, delle fabbriche.

I cittadini con un mutuo, che devono sostenere una famiglia e che hanno un lavoro precario non fanno, in genere, causa al proprio capo a cuor leggero. Ed, infatti, con questa riforma sembrerebbe che venga minato l’equilibrio tra le parti e venga sancito una sorta di timore legalizzato del lavoratore nei riguardi del capo.

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