C’è chi, ricevendo l’avviso della Tari, si chiede se anche il proprio giardino sia finito nel conteggio. Una domanda legittima, perché la normativa non è così chiara come si potrebbe pensare.
La tassa sui rifiuti, infatti, non si applica in modo automatico a tutti gli spazi di una casa: la differenza la fa l’uso che se ne fa. E così, mentre un piccolo prato ornamentale resta fuori dal calcolo, lo stesso non vale per un cortile dove si svolgono attività che generano rifiuti.
A generare confusione è proprio la definizione di “superficie imponibile”. Un termine tecnico che, tradotto in parole semplici, indica le aree che possono produrre rifiuti. È questo il punto su cui si gioca la distinzione tra chi deve pagare e chi no.
Quando il giardino rientra nella Tari
La regola generale è chiara: la Tari si paga per tutte le superfici “operative”, cioè quelle in cui si producono rifiuti in modo continuativo. Un giardino, quindi, diventa tassabile solo se è utilizzato per attività che generano rifiuti diversi da quelli domestici.
Un esempio tipico è quello dei locali commerciali o dei ristoranti che, nei mesi estivi, allestiscono tavoli e sedie all’aperto. In quel caso, il giardino o il cortile non sono più semplici pertinenze decorative, ma spazi operativi a tutti gli effetti. Lo stesso principio vale per chi utilizza il giardino come luogo di lavoro, ad esempio un vivaio, un’officina, o uno spazio per eventi, dove la produzione di rifiuti è continuativa e collegata all’attività svolta.
In questi casi, il Comune può includere l’intera area nel calcolo della superficie tassabile, con un conseguente aumento dell’importo dovuto. La buona notizia è che, nella maggior parte delle situazioni domestiche, la Tari non si applica ai giardini privati. Se lo spazio verde è destinato solo al relax, al gioco dei bambini o a funzioni ornamentali, viene considerato una pertinenza non operativa. Significa che, anche se produce foglie o erba tagliata, non è soggetto alla tassa sui rifiuti.

La logica è semplice: i rifiuti vegetali provenienti dal giardino non entrano nel circuito della raccolta domestica, ma vengono gestiti separatamente. Per questo motivo non rappresentano un “carico aggiuntivo” per il servizio di smaltimento urbano.
Molti Comuni, tuttavia, possono richiedere una verifica o una dichiarazione per accertare la natura dell’area. È consigliabile, quindi, segnalare sempre in modo corretto le superfici effettivamente utilizzate, evitando di includere spazi non operativi nel conteggio.
Il confine tra area tassabile e non tassabile può sembrare sottile, ma basta una corretta comunicazione per evitare sorprese. Quando si presenta la dichiarazione Tari, conviene specificare con precisione la destinazione d’uso di ogni pertinenza, indicando se il giardino è adibito esclusivamente a uso privato o se vi si svolgono attività produttive.
Un piccolo errore nella planimetria o nella descrizione può portare il Comune a includere l’area nel calcolo della tassa, anche se non dovrebbe. La Tari non colpisce la bellezza del verde, ma l’uso che se ne fa. Chi utilizza il giardino solo come spazio di vita o decoro non deve temere aggravi: la legge tutela queste situazioni. Diverso, invece, è il caso di chi trasforma lo spazio esterno in un luogo di lavoro o di servizio: in quel caso, la tassa diventa inevitabile.