La Cassazione smentisce l’INPS, ora puoi andare in pensione prima: sentenza bomba che ti fa smettere di lavorare subito

La Suprema Corte riconosce la validità dei contributi figurativi per la pensione anticipata, ampliando le possibilità di uscita dal lavoro a chi ha avuto interruzioni lavorative.

Una recente sentenza della Corte Suprema di Cassazione ha rivoluzionato l’interpretazione finora seguita dall’INPS in materia di pensioni anticipate, aprendo nuove possibilità per molti lavoratori di andare in pensione prima del previsto. La decisione, emessa nelle ultime settimane, ribadisce l’importanza della contribuzione figurativa nel calcolo degli anni necessari per accedere alla pensione anticipata, smentendo così l’orientamento restrittivo che escludeva tali periodi dal computo.

La svolta della Cassazione sulla contribuzione figurativa

Storicamente, l’INPS aveva adottato un’interpretazione restrittiva, ritenendo validi per la pensione anticipata solo i contributi effettivamente versati tramite attività lavorativa diretta, escludendo quindi i contributi figurativi, come quelli maturati durante periodi di malattia, cassa integrazione o disoccupazione. Questa impostazione aveva portato al rigetto di numerose domande di pensionamento anticipato.

Con la sentenza n. 933/2019 della Corte d’Appello di Bologna, infatti, era stata ribadita la necessità che i contributi fossero esclusivamente “effettivi”. Tuttavia, il ricorso presentato da una lavoratrice del comparto scolastico non docente ha spinto la questione fino alla Suprema Corte, che ha rovesciato questa interpretazione.

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Così vai in pensione prima – Impresamia.com

La Cassazione, con la sentenza più recente, ha chiarito che l’articolo 24 della legge 214/2011 consente di considerare anche i contributi figurativi per il raggiungimento del requisito minimo di contribuzione richiesto per la pensione anticipata (42 anni e 1 mese per gli uomini, 41 anni e 1 mese per le donne). La distinzione tra contribuzione “utile” (comprensiva di quella figurativa) e “effettiva” (solo versamenti diretti) è stata confermata come voluta dal legislatore, ma solo per specifici regimi contributivi, come quello introdotto dopo il 1996.

Implicazioni della sentenza per i lavoratori

Questa pronuncia rappresenta una vera e propria inversione di rotta rispetto alla prassi seguita dall’INPS e rende più accessibile il diritto alla pensione anticipata, soprattutto per chi ha avuto interruzioni lavorative dovute a malattia, disoccupazione o altre situazioni che danno diritto a contribuzione figurativa. La Cassazione ha sottolineato che escludere tali periodi dal conteggio contraddirebbe la finalità della legge, che mira a garantire la continuità della carriera previdenziale.

In termini pratici, ciò significa che i lavoratori che hanno maturato una lunga carriera contributiva, anche con fasi di sospensione coperte da contribuzione figurativa, possono ora contare tali periodi ai fini del conseguimento della pensione anticipata. Questo può tradursi in un anticipo significativo del pensionamento, permettendo di smettere di lavorare prima rispetto a quanto ritenuto finora.

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