È stata ufficialmente comunicata la rivalutazione del montante contributivo per le pensioni che verranno erogate dal 2026.
Questo aggiornamento, reso noto dall’ISTAT, rappresenta il quarto incremento consecutivo di questo coefficiente, che incide direttamente sull’ammontare delle pensioni calcolate con il sistema contributivo.
Il valore del montante contributivo, ossia la somma dei contributi versati dal lavoratore nel corso della sua carriera, viene rivalutato annualmente in base alla crescita del PIL nominale degli ultimi cinque anni.
Rivalutazione del montante contributivo: un aumento al 4% per il 2026
Secondo i dati più recenti, la variazione media annua del PIL per il quinquennio 2020-2025 si attesta al 4,04%, da cui deriva un coefficiente di rivalutazione pari a 1,040445, tradotto in un aumento del 4%.
Questo meccanismo garantisce che i contributi accumulati mantengano un valore reale coerente con l’andamento economico, evitando così una perdita di potere d’acquisto nel tempo. La rivalutazione si applica ai contributi versati fino al 31 dicembre 2024, e sarà effettiva per tutte le pensioni liquidate nel corso del 2026.
Per esempio, un lavoratore con un montante contributivo di 100.000 euro vedrà questa cifra rivalutata a 104.044 euro a partire dal 1° gennaio 2026, con un impatto immediato e positivo sull’importo mensile della pensione.
Chi beneficia della rivalutazione e perché è importante la data di pensionamento
La rivalutazione riguarda i contributi versati entro la fine dell’anno precedente alla pubblicazione del coefficiente, quindi quelli fino al 31 dicembre 2024 per la rivalutazione del 2025, che entrerà in vigore nel 2026.

Questo dettaglio è cruciale per i lavoratori prossimi alla pensione: chi andrà in pensione entro dicembre 2025 vedrà applicato il coefficiente di rivalutazione pubblicato l’anno precedente, inferiore rispetto a quello del 2026.
Il passaggio dal 2025 al 2026 segnerà quindi una differenza sostanziale negli importi pensionistici. I pensionati che lasceranno il lavoro a partire dal 1° gennaio 2026 beneficeranno dell’aumento del 4%, mentre chi si ritirerà prima di quella data potrà contare su un rialzo minore, ad esempio del 3,6% applicato nel 2024.
Come funziona il calcolo della pensione con il montante contributivo
Il montante contributivo è un “conto virtuale” in cui vengono accreditati tutti i contributi previdenziali versati durante la vita lavorativa, rivalutati annualmente in base alla crescita economica. Al momento del pensionamento, questo importo viene moltiplicato per un coefficiente di trasformazione che tiene conto dell’età anagrafica del pensionando.
Il coefficiente di trasformazione premia chi si ritira più tardi, aumentando l’assegno mensile, mentre chi si pensiona prima riceve un importo inferiore. Pertanto, il valore finale della pensione dipende sia dal montante contributivo rivalutato sia dall’età di uscita dal lavoro.
Dal 2015, una norma ha introdotto un meccanismo di tutela che impedisce al coefficiente di rivalutazione di assumere valori negativi, anche in casi di crisi economica o eventi straordinari come la pandemia da Covid-19. Questo ha garantito una progressiva crescita del montante contributivo negli ultimi anni, dopo solo due piccole eccezioni nel 2014 e nel 2021.
L’INPS e l’ISTAT continuano a monitorare costantemente questi parametri per assicurare un equilibrio tra sostenibilità del sistema pensionistico e adeguatezza degli importi erogati, soprattutto in un contesto economico caratterizzato da incertezze globali.