Il testo definitivo della legge di Bilancio 2026 chiarirà la portata e le modalità di applicazione dell’aumento.
Il Governo italiano ha confermato un aumento delle pensioni minime a partire dal 2026, ma la misura non riguarderà tutti i pensionati allo stesso modo.
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha annunciato un incremento mensile di 20 euro, un provvedimento che ha già acceso il dibattito politico e richiede un approfondimento tecnico per comprenderne la reale portata.
Pensioni minime: come funzionano le rivalutazioni
Il meccanismo di aumento delle pensioni minime si basa su due distinti tipi di rivalutazione: quella ordinaria, che si adegua automaticamente all’inflazione misurata dall’ISTAT, e quella straordinaria, una misura aggiuntiva introdotta negli ultimi anni per sostenere i pensionati con assegni più bassi.
Nel 2024-2025, la pensione minima è passata da 598,61 a 603,40 euro mensili grazie a una rivalutazione ordinaria dello 0,8%, a cui si è sommata una rivalutazione straordinaria del 2,2%. Questo ha portato l’importo massimo mensile a 616,67 euro, un aumento effettivo di circa 2 euro rispetto all’anno precedente.
Per il 2026, le stime preliminari dell’ISTAT indicano una rivalutazione ordinaria tra l’1,6% e l’1,7%. Secondo il piano triennale già stabilito nella legge di Bilancio 2024, la rivalutazione straordinaria dovrebbe invece ridursi all’1,5%.

Ciò significa che l’aumento totale, sommando le due rivalutazioni, porterebbe la pensione minima a circa 622,90 euro mensili, ovvero un incremento di poco più di 6 euro rispetto al 2025.
L’aumento di 20 euro: cosa significa realmente?
Il ministro Giorgetti ha parlato di un aumento di 20 euro mensili, un obiettivo che supera di gran lunga le rivalutazioni previste. Se la pensione minima oggi è di 603,40 euro e il valore massimo 2025 è di 616,67 euro, l’obiettivo per il 2026 sarebbe di circa 636,67 euro mensili.
Considerando la rivalutazione ordinaria stimata attorno all’1,6-1,7%, che porterebbe la pensione a circa 613 euro, per raggiungere i 636,67 euro serve una rivalutazione straordinaria molto più consistente, stimata tra il 3,7% e il 3,8%.
Questa possibile raddoppia della rivalutazione straordinaria rispetto all’1,5% previsto rappresenterebbe un intervento più generoso e mirato a migliorare significativamente il potere d’acquisto delle fasce più deboli tra i pensionati, dopo anni di aumenti simbolici e rivalutazioni contenute.
Implicazioni per i pensionati e il sistema previdenziale
L’incremento annunciato risponde alla crescente necessità di tutelare i pensionati con assegni bassi, in un contesto di inflazione ancora significativa e costi della vita in aumento. Tuttavia, al momento non è chiaro se i 20 euro saranno un aumento netto o se comprendano già le rivalutazioni ordinarie previste, condizione che potrebbe ridurre l’effettivo beneficio aggiuntivo per i pensionati.
Per ora, l’ipotesi di una rivalutazione straordinaria più consistente rappresenta una novità importante nel panorama delle politiche sociali italiane e potrebbe segnare un passo avanti nella lotta alla povertà tra gli anziani.