Con l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio 2025, il Governo ha confermato di sostenere i redditi medio-bassi.
La manovra, varata in un contesto internazionale segnato da tensioni geopolitiche e incertezze economiche, introduce importanti novità in materia di detrazioni fiscali, aliquote IRPEF e incentivi per le famiglie.
Tra le misure più rilevanti della manovra economica si segnala il taglio strutturale del cuneo fiscale, esteso ai redditi fino a 40.000 euro lordi. Questa estensione consente di includere nella fascia di beneficiari ulteriori 3 milioni di contribuenti, con una detrazione fissa di 1.000 euro per redditi fino a 32.000 euro, che poi decresce progressivamente fino a zero tra i 32.000 e i 40.000 euro. Per i redditi fino a 20.000 euro, invece, lo sgravio rimane contributivo. Parallelamente, la riforma conferma la revisione delle aliquote IRPEF in tre scaglioni, con l’accorpamento dei primi due scaglioni e un’aliquota unica al 23% fino a 28.000 euro, a vantaggio soprattutto dei contribuenti con redditi medio-bassi.
L’effetto combinato di queste due misure determina un risparmio complessivo stimato in circa 18 miliardi di euro annui, con un impatto positivo diretto sul bilancio familiare di milioni di italiani. In aggiunta, la legge di bilancio introduce un nuovo limite massimo alle detrazioni fiscali per i contribuenti con redditi superiori a 75.000 euro, pur mantenendo agevolazioni specifiche per famiglie numerose e nuclei con figli disabili.
Sostegno concreto alle famiglie e alle nascite
Il Governo Meloni ha rafforzato gli strumenti a favore della famiglia, con misure mirate a incentivare la natalità e a sostenere le spese legate all’infanzia. È stato introdotto un bonus bebè di 1.000 euro per ogni figlio nato o adottato a partire dal 2025, destinato alle famiglie con un ISEE fino a 40.000 euro annui. Inoltre, il congedo parentale indennizzato è stato ampliato a tre mesi complessivi entro il sesto anno di vita del bambino, con un’indennità all’80%, un passo significativo per facilitare la conciliazione tra lavoro e famiglia.
Il bonus per gli asili nido, rivolto ai nati dal 2024 in famiglie con ISEE inferiore a 40.000 euro, è stato potenziato a 3.600 euro e reso accessibile indipendentemente dalla presenza di altri figli, ampliando così la platea dei beneficiari. L’esonero contributivo per le mamme lavoratrici è stato esteso anche alle lavoratrici a tempo determinato e autonome, con un limite di reddito di 40.000 euro, e prevede uno sgravio fino al compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo (esteso fino al 18° anno per madri con tre o più figli a partire dal 2027).
Altre iniziative includono l’innalzamento a 1.000 euro del tetto delle detrazioni per le spese scolastiche nelle scuole paritarie e l’istituzione del Fondo Dote Famiglia, con 30 milioni di euro per il 2025, destinato a sostenere attività sportive e ricreative per bambini dai 6 ai 14 anni in nuclei con reddito ISEE fino a 15.000 euro.

La manovra prevede interventi previdenziali volti a favorire la permanenza al lavoro e a contrastare la carenza di competenze nel settore pubblico e privato. È confermato e ampliato il cosiddetto Bonus Maroni, che riconosce un incentivo contributivo e fiscale a coloro che, avendo maturato i requisiti per il pensionamento anticipato, scelgono di prolungare la loro attività lavorativa. Tale agevolazione sarà estesa anche ai soggetti che, entro il 31 dicembre 2025, avranno raggiunto i requisiti per il pensionamento anticipato indipendentemente dall’età anagrafica.
Per il pubblico impiego, sono state introdotte modifiche normative per adeguare i limiti di età ai requisiti di pensionamento e per consentire la permanenza in servizio anche dopo il raggiungimento dei requisiti anticipati. Restano attivi per il 2025 i canali di uscita anticipata come Quota 103, Ape sociale e Opzione donna, mentre viene introdotta la possibilità di anticipare la pensione a 64 anni cumulando la previdenza obbligatoria con quella complementare.
Sul fronte delle pensioni, sono previsti incrementi del 2,2% nel 2025 e dell’1,3% nel 2026 per gli assegni pari o inferiori al trattamento minimo, con adeguamenti anche per pensionati in condizioni di disagio e per titolari di assegno sociale.