La rivalutazione delle pensioni prevista per il prossimo gennaio 2026 porterà con sé una serie di aumenti.
Questa rivalutazione, che si basa sull’adeguamento degli importi previdenziali all’inflazione, è stimata intorno all’1,7% e interesserà la maggior parte delle prestazioni, con alcune eccezioni per le pensioni di importo molto elevato.
L’adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione non riguarda solo le pensioni, ma si riflette anche in una serie di bonus e aiuti destinati ai pensionati con redditi modesti.
Rivalutazione pensioni e impatto sulle misure assistenziali
Tra questi, alcune prestazioni come la quattordicesima mensilità e le maggiorazioni sociali mantengono un importo fisso, ma vedranno aumentare le soglie di reddito entro cui è possibile beneficiarne.

Al contrario, chi beneficia dell’integrazione al trattamento minimo, dell’Assegno sociale o delle pensioni di invalidità civile registrerà un incremento proporzionale legato alla rivalutazione, con un miglioramento della capacità d’acquisto e un ampliamento della platea dei beneficiari grazie all’aumento dei limiti di reddito.
Un caso particolare riguarda invece la rivalutazione straordinaria, un meccanismo introdotto negli anni scorsi per tutelare le pensioni con importi inferiori al minimo legale.
Nel 2026, questa rivalutazione straordinaria vedrà una riduzione dal 2,2% all’1,5% in termini percentuali, anche se in termini assoluti l’aumento nominale rimarrà leggermente superiore rispetto al 2025.
In Italia non esiste una pensione minima universale, ma un trattamento minimo che funge da soglia sotto la quale l’assegno viene integrato dall’INPS. Per il 2025, questo limite è fissato a 603,40 euro mensili (pari a 7.844,20 euro annui).
L’integrazione viene riconosciuta a chi ha almeno un contributo versato entro il 31 dicembre 1995 e rispetta i limiti di reddito previsti dalla legge; i lavoratori “contributivi puri” (che hanno iniziato dopo il 1° gennaio 1996) non ne hanno diritto.
Per il 2026, la rivalutazione dell’1,7% porterebbe il trattamento minimo a circa 613,65 euro al mese, ossia quasi 7.976 euro annui, con un aumento di poco più di 10 euro mensili rispetto all’anno corrente.
L’Assegno sociale, che rappresenta una forma di sostegno assistenziale per chi ha raggiunto l’età pensionabile (67 anni) ma non ha maturato contributi sufficienti e si trova in condizioni economiche svantaggiate, ha un importo fissato per il 2025 a 538,68 euro mensili per 13 mensilità (7.002,84 euro annui).
Tale assegno viene ridotto in base ai redditi del beneficiario, con l’importo pieno riservato a chi non possiede altre entrate. Nel 2026, con la rivalutazione, l’assegno dovrebbe salire a circa 547,83 euro al mese, ampliando i limiti di reddito e quindi la platea dei potenziali beneficiari.
Anche le pensioni di invalidità civile saranno rivalutate: per esempio, la pensione mensile per invalidi totali e parziali passerebbe da 336 euro a circa 341,70 euro, mentre per i ciechi assoluti non ricoverati l’importo salirebbe da 363,37 a 369,55 euro. Incrementi contenuti ma importanti per mantenere il potere d’acquisto di queste prestazioni.
Una delle misure storiche più significative è l’incremento al milione, introdotto nel 2001 dal governo Berlusconi, che prevede un aumento della pensione minima fino a raggiungere la soglia di un milione di lire (oggi circa 739,83 euro mensili).
Questo beneficio è destinato ai pensionati over 70 anni, con alcune eccezioni per gli invalidi civili totali, per i quali il requisito anagrafico scende a 18 anni grazie a una sentenza della Corte Costituzionale.
Per il 2025 l’incremento mensile è di 136,44 euro per i titolari di trattamento previdenziale, mentre per chi percepisce l’Assegno sociale o una pensione di invalidità civile l’incremento viene calcolato per far raggiungere all’assegno il valore soglia di riferimento.
Nel 2025, per esempio, l’Assegno sociale beneficia di un aumento di circa 201,15 euro, mentre le pensioni di invalidità civile di circa 403 euro. Con la rivalutazione stimata dell’1,7% per il 2026, la soglia di riferimento dovrebbe salire a circa 750,09 euro mensili.
Questo significa che l’Assegno sociale rivalutato a 547,83 euro riceverà un’integrazione di circa 202,26 euro, mentre le pensioni di invalidità civile, salite a 341,71 euro, avranno un incremento di circa 408,38 euro.