Il tema dell’età pensionabile continua a essere al centro del dibattito politico, con un progressivo innalzamento del limite anagrafico.
Questo aumento è direttamente correlato all’andamento dell’aspettativa di vita degli italiani, che con il miglioramento delle condizioni sanitarie e sociali tende a crescere costantemente, determinando un adeguamento automatico dei requisiti previsti dalla normativa vigente.
Attualmente, l’età pensionabile è fissata a 67 anni, considerata la soglia di accesso alla pensione di vecchiaia ordinaria, contributiva e all’assegno sociale. Tuttavia, questo limite è destinato a salire: secondo le più recenti proiezioni dell’ISTAT e le disposizioni della legge Fornero, dal 2027 l’età pensionabile passerà a 67 anni e 3 mesi. Si prevede, inoltre, un ulteriore innalzamento graduale che porterà al superamento del tetto dei 68 anni entro il 2037.
L’ultimo aumento era stato registrato nel 2019, con il passaggio da 66 anni e 7 mesi ai 67 anni attuali. Successivamente, la pandemia da COVID-19 ha causato un decremento nella speranza di vita di circa 4 mesi, congelando temporaneamente ulteriori adeguamenti dell’età pensionabile. Tuttavia, la situazione è ora cambiata: il calo è stato recuperato e si sono aggiunti ulteriori 3 mesi di aspettativa di vita, giustificando così la necessità di un nuovo aumento.
Lo scenario futuro degli adeguamenti
Se il Governo non interverrà con misure specifiche per bloccare o rallentare gli adeguamenti, la tabella prevista dall’ISTAT e dalla normativa attuale indica:
- 2027: età pensionabile a 67 anni e 3 mesi
- 2029: a 67 anni e 5 mesi
- 2031: a 67 anni e 7 mesi
- 2033: a 67 anni e 9 mesi
- 2035: a 67 anni e 11 mesi
- 2037: superamento della soglia a 68 anni e 1 mese
Queste tabelle rappresentano un punto di riferimento fondamentale per i lavoratori, in particolare per coloro nati intorno al 1970, che dovranno fare i conti con una maggiore permanenza nel mondo del lavoro prima di accedere alla pensione.
Il Governo sta attivamente cercando risorse per poter rinviare almeno l’aumento previsto per il 2027, spostandolo al 2029. Tuttavia, il tema resta complesso, poiché il recupero dei mesi “risparmiati” durante la pandemia potrebbe essere applicato negli adeguamenti successivi, rendendo inevitabile un aumento progressivo nel lungo termine.
I requisiti per accedere alla pensione di vecchiaia
Per ottenere la pensione di vecchiaia è necessario soddisfare sia requisiti anagrafici sia contributivi, che variano a seconda della storia contributiva del lavoratore. In particolare, si distinguono due categorie principali:
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Lavoratori con contribuzione antecedente al 31 dicembre 1995: questi soggetti possono accedere alla pensione a partire dai 67 anni di età (con i futuri adeguamenti), a condizione di avere almeno 20 anni di contribuzione. Sono previste alcune deroghe per categorie specifiche, come i lavoratori addetti ad attività gravose o quelli riconosciuti invalidi all’80% o più, che possono accedere con requisiti più favorevoli fino al 2026.
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Lavoratori con contribuzione a partire dal 1° gennaio 1996: per questa categoria è richiesto il raggiungimento di 67 anni di età (adeguati anch’essi all’aspettativa di vita dal 2027) e un minimo di 20 anni di contribuzione, con l’ulteriore condizione che l’importo della pensione sia almeno pari all’assegno sociale. In alternativa, è prevista una pensione di vecchiaia al compimento dei 71 anni con almeno 5 anni di contribuzione effettiva, indipendentemente dall’importo della pensione maturata.
La cessazione del rapporto di lavoro dipendente è un requisito fondamentale per la decorrenza della pensione di vecchiaia; al contrario, non è richiesta la cessazione per chi svolge attività autonoma o parasubordinata.
Modalità di presentazione della domanda e decorrenza
Le domande per la pensione di vecchiaia possono essere presentate direttamente online tramite il portale INPS oppure attraverso il Contact center o tramite patronati e intermediari autorizzati. La decorrenza della pensione per i lavoratori dipendenti pubblici decorre dal giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro, mentre per gli altri lavoratori è prevista la decorrenza dal primo giorno del mese successivo alla maturazione dei requisiti o alla presentazione della domanda.
La normativa prevede tempi di lavorazione delle domande entro 30 giorni, salvo casi particolari.

L’aumento dell’età pensionabile rappresenta una sfida per il sistema previdenziale italiano, che si basa su un modello a ripartizione dove i contributi attuali finanziano le pensioni in corso. L’incremento della speranza di vita, se da un lato riflette il progresso sociale e sanitario, dall’altro impone un adeguamento dei requisiti per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema.
Il Governo, nelle sue recenti dichiarazioni, ha sottolineato l’importanza di bilanciare la sostenibilità con la tutela dei lavoratori, valutando possibili interventi per evitare impatti troppo bruschi, soprattutto sui lavoratori più anziani o in condizioni di maggiore difficoltà. Tuttavia, il meccanismo di adeguamento automatico previsto dalla legge Fornero e supportato dai dati ISTAT rimane l’elemento di riferimento per le future modifiche.
Un ulteriore incremento dell’aspettativa di vita oltre le stime attuali potrebbe accelerare l’innalzamento dell’età pensionabile, con possibili adeguamenti superiori ai 2 mesi ogni biennio, anticipando così il raggiungimento dei 68 anni.
L’attenzione rimane alta anche sul ruolo delle categorie protette e sulle possibilità di flessibilità nell’accesso alla pensione, temi che continuano a essere oggetto di confronto tra Governo, parti sociali e istituti previdenziali.