Pensioni a rischio, ecco chi perderà centinaia di euro con le nuove regole: i lavoratori più colpiti

Le ultime novità sulle pensioni in Italia stanno creando preoccupazione tra i lavoratori prossimi al pensionamento.

Le modifiche introdotte dal governo alle regole di calcolo degli assegni previdenziali rischiano di determinare una significativa riduzione degli importi percepiti, soprattutto per alcune categorie di lavoratori. Un’analisi approfondita degli effetti delle nuove norme evidenzia come diverse fasce di pensionati possano vedere diminuire le loro entrate mensili di diverse centinaia di euro.

Le nuove regole sulle pensioni e l’impatto sugli importi

Il governo ha varato una riforma delle pensioni che modifica il metodo di calcolo degli assegni, privilegiando il sistema contributivo puro. Questo sistema, basato esclusivamente sui contributi versati durante la vita lavorativa, porta a una maggiore equità ma può penalizzare chi ha avuto carriere discontinue o retribuzioni basse in alcuni periodi.

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Pensione: novità – Impresamia.com

Gli effetti più evidenti si riscontrano nei pensionati con anzianità contributiva media o bassa, che vedranno erosi i loro assegni mensili rispetto ai precedenti criteri misti, che combinavano parte retributiva e parte contributiva. Secondo diverse simulazioni, alcune categorie di lavoratori potrebbero perdere fino a 300-400 euro al mese, una cifra rilevante che incide profondamente sul tenore di vita post-lavorativo.

Tra i più colpiti ci sono soprattutto i lavoratori con carriere discontinue, spesso caratterizzate da periodi di inattività o lavoro part-time, e coloro che hanno iniziato a lavorare molto giovani con stipendi iniziali bassi. Questi lavoratori, con percorsi professionali non lineari, rischiano di veder ridurre sensibilmente la pensione, proprio a causa della maggiore rigidità del sistema contributivo.

Un altro gruppo interessato è quello dei lavoratori over 50, che si trovano a dover affrontare l’adeguamento delle regole proprio nel momento in cui sono vicini al pensionamento. La transizione verso le nuove norme non prevede infatti tutele specifiche per chi ha iniziato a versare contributi con il sistema retributivo, generando così un effetto penalizzante.

Infine, anche i pensionati con bassi redditi da lavoro autonomo subiscono un impatto negativo, poiché la contribuzione variabile e spesso irregolare di questa categoria non consente di raggiungere importi pensionistici elevati nel sistema contributivo.

La scelta del governo di puntare esclusivamente sul sistema contributivo ha raccolto molte critiche da parte degli esperti del settore previdenziale. Molti sindacalisti e accademici sottolineano che la riforma rischia di aumentare le disuguaglianze sociali, penalizzando soprattutto le fasce più deboli del mercato del lavoro.

Gli osservatori suggeriscono che per mitigare gli effetti negativi sarebbe necessario introdurre misure correttive, come una maggiore flessibilità nei criteri di calcolo, l’adozione di meccanismi di perequazione per le carriere discontinue e l’inserimento di una soglia minima garantita per gli assegni pensionistici più bassi.

Inoltre, si auspica un confronto più approfondito tra governo, sindacati e istituti previdenziali per individuare soluzioni equilibrate che tutelino adeguatamente i lavoratori con carriere atipiche, senza compromettere la sostenibilità del sistema pensionistico nazionale.

L’attenzione resta alta e le prossime settimane saranno decisive per capire se e come saranno apportate modifiche sostanziali alle norme vigenti, al fine di contenere le perdite degli assegni pensionistici e garantire una maggiore equità nel sistema previdenziale italiano.

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