In pensione a 64 anni già dall'anno prossimo: tutti questi italiani sono già sicuri di andarci

A partire dal 2026, l’età pensionabile sarà fissata a 64 anni, una novità che interesserà un ampio numero di lavoratori italiani.

Non tutti saranno soggetti a questo requisito anagrafico: esistono infatti categorie di persone che potranno andare in pensione prima o con condizioni particolari, grazie a specifiche normative e criteri di accesso agevolati.

La riforma pensionistica prevista per il 2026 stabilisce che, per la maggior parte degli italiani, l’uscita dal mondo del lavoro avverrà a 64 anni di età, a condizione di aver maturato il requisito contributivo minimo previsto dalla legge. Tuttavia, diversi gruppi di lavoratori sono già certi di poter beneficiare di questa soglia, o addirittura di un’età pensionabile inferiore, grazie a strumenti come l’Opzione Donna, la Quota 102 (che nel 2026 sarà sostituita da altre forme di flessibilità), e le pensioni anticipate per lavori usuranti.

Pensione a 64 anni nel 2026: chi sono i beneficiari

Tra i fortunati figurano coloro che hanno maturato almeno 38 anni di contributi entro la fine del 2025, un requisito che consente l’accesso alla pensione anticipata indipendentemente dall’età anagrafica. Inoltre, i lavoratori impegnati in mansioni gravose o usuranti continueranno a beneficiare di agevolazioni specifiche, potendo così anticipare il pensionamento rispetto al limite generale dei 64 anni.

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Vai in pensione prima – Impresamia.com

Tra i soggetti che potranno andare in pensione a 64 anni o prima troviamo anche gli invalidi civili con un grado di invalidità riconosciuto pari o superiore al 74%, che godono di un accesso facilitato alla pensione anticipata. Anche chi ha svolto servizi militari o di polizia con particolare esposizione a rischi potrà usufruire di criteri più favorevoli.

Un capitolo a parte riguarda i lavoratori con disabilità e i cosiddetti lavoratori precoci, ossia coloro che hanno iniziato a versare contributi prima dei 19 anni di età. Per questi ultimi la normativa riconosce forme di pensionamento anticipato, a patto che abbiano raggiunto un determinato numero di anni di contributi. Per esempio, la pensione anticipata lavoratori precoci consente di uscire prima dal lavoro con almeno 41 anni di contributi, indipendentemente dall’età.

Il rialzo dell’età pensionabile a 64 anni si inserisce in un contesto di sfide demografiche e finanziarie per l’Italia. L’allungamento della vita media e la necessità di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale spingono verso un innalzamento graduale dell’età pensionabile. Tuttavia, le misure di flessibilità e le deroghe per categorie specifiche mirano a tutelare chi svolge lavori particolarmente gravosi o ha difficoltà a mantenersi attivo fino a un’età avanzata.

È importante sottolineare che, per i lavoratori che non rientrano nelle categorie agevolate, l’uscita a 64 anni rappresenta un traguardo che può essere raggiunto solo al verificarsi del requisito contributivo minimo, attualmente fissato a 20 anni di contributi per la pensione di vecchiaia. Chi non raggiunge tale soglia dovrà attendere i 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia ordinaria.

Inoltre, le nuove regole influenzano anche i piani di carriera e le strategie di investimento dei singoli, che devono adattarsi a una prospettiva lavorativa più lunga. Le aziende, dal canto loro, potrebbero dover rivedere le politiche di gestione del personale, in particolare per quanto riguarda i lavoratori prossimi alla pensione.

La flessibilità in uscita resta quindi un tema centrale nel dibattito sulla previdenza, con il governo e i sindacati impegnati a trovare soluzioni bilanciate che coniughino sostenibilità economica e tutela sociale.

Nel 2026 la pensione a 64 anni sarà una realtà per molti italiani, ma non per tutti. Le numerose eccezioni e possibilità di anticipo rappresentano un importante elemento di attenzione per chi sta pianificando il proprio percorso pensionistico nei prossimi anni.

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