Pensione del mese del decesso, va pagata lo stesso? Cosa spetta agli eredi

La gestione della pensione nel mese del decesso di un pensionato rappresenta una questione delicata che coinvolge eredi e familiari.

La normativa vigente stabilisce con chiarezza diritti e doveri in questa circostanza, ma non mancano casi in cui la percezione errata o l’omissione della comunicazione del decesso all’INPS possono comportare conseguenze legali e finanziarie.

Alla morte di un pensionato, il diritto alla pensione si interrompe dal primo giorno del mese successivo a quello del decesso, ma resta valido e non deve essere restituito il rateo di pensione già erogato nel mese in cui la persona è venuta a mancare. Questo significa che, anche se il decesso avviene il primo o l’ultimo giorno del mese, la pensione riferita a quel mese spetta e non può essere oggetto di recupero da parte dell’INPS.

Il pagamento della pensione viene normalmente effettuato nei primi giorni del mese; pertanto, se la morte si verifica dopo l’accredito, la somma percepita non deve essere restituita. Invece, se il pagamento avviene dopo la morte, l’INPS richiederà la restituzione delle mensilità corrisposte oltre il mese del decesso.

È importante sottolineare che gli eredi non possono disporre liberamente della pensione del defunto senza rispettare le norme successionarie. Tuttavia, hanno diritto a richiedere la pensione di reversibilità entro un anno dalla morte, che consente al coniuge superstite o ad altri familiari aventi diritto di percepire una quota della pensione.

Obblighi e rischi per gli eredi in caso di ritardo o omissione nella comunicazione del decesso

L’INPS riceve la comunicazione ufficiale del decesso principalmente dai medici necroscopi, che devono certificare la morte entro 48 ore, e dai familiari, che hanno l’obbligo di registrare l’evento all’anagrafe comunale entro 24 ore. Non è previsto un obbligo formale degli eredi di comunicare il decesso all’INPS, ma è comunque una prassi fondamentale per evitare indebiti pagamenti.

Se la pensione continua a essere erogata dopo il decesso e non viene restituita, l’INPS può procedere al recupero forzoso delle somme, anche attraverso il pignoramento dei beni o del conto corrente degli eredi. A ciò si aggiungono gli interessi di mora per i ritardi nel rimborso.

La giurisprudenza ha chiarito che la mancata comunicazione all’INPS, purché la denuncia di morte sia stata effettuata correttamente, non costituisce reato penale, ma gli eredi sono comunque responsabili per il recupero delle somme indebitamente percepite. In caso di buona fede, la restituzione può avvenire senza ulteriori sanzioni.

Il pensionato accumula durante l’anno il diritto alla tredicesima e alla quattordicesima mensilità. Se il decesso avviene prima del loro pagamento, le somme maturate ma non riscosse entrano nell’asse ereditario e possono essere richieste dagli eredi mediante apposita domanda all’INPS.

La richiesta deve essere presentata dal coniuge superstite, dai figli o, in assenza di questi, da altri eredi legittimi o testamentari. La domanda è fondamentale perché il pagamento di queste mensilità non avviene in modo automatico, ma solo su segnalazione degli aventi diritto.

Inoltre, la pensione di reversibilità può essere chiesta entro 12 mesi dal decesso del pensionato; in caso di ritardo, la decorrenza della pensione sarà fissata al primo giorno del mese successivo alla domanda. La pensione di reversibilità, che spetta al coniuge superstite e, in certe condizioni, ai figli, è un diritto fondamentale per garantire continuità economica ai familiari dopo la perdita.

Procedure amministrative e dichiarazione del decesso presso gli enti competenti

Oltre all’INPS, la comunicazione del decesso deve essere effettuata a diversi enti e uffici per la corretta gestione delle pratiche amministrative e previdenziali:

  • Comune e Anagrafe: per ottenere il certificato di morte e avviare la registrazione ufficiale del decesso.
  • Cassa pensione regionale o integrativa: per interrompere il pagamento e gestire eventuali pensioni complementari.
  • Banche e istituti di credito: per il blocco o lo sblocco di conti correnti e il controllo di eventuali assicurazioni vita.
  • Agenzie delle Entrate: per la dichiarazione di successione e l’adempimento fiscale entro i termini previsti.
  • CAF e centri di assistenza sociale: per richiedere eventuali indennità e prestazioni sociali a favore del coniuge superstite o dei familiari.
  • Fornitori di servizi (energia, acqua, telecomunicazioni): per la comunicazione della cessazione dei contratti o la loro eventuale voltura.

Chi risiede all’estero e ha diritto a prestazioni di reversibilità o pensionistiche può presentare domanda online o tramite gli enti previdenziali del proprio Paese, in caso di accordi bilaterali di sicurezza sociale con l’Italia.

Accredito della pensione nello stesso giorno del decesso: casi particolari

Una situazione frequente riguarda l’accredito della pensione nello stesso giorno del decesso o poco prima. La normativa è chiara: se la pensione è stata accreditata prima del decesso, la somma non deve essere restituita né stornata. Se invece il pagamento avviene dopo la morte, l’INPS procederà al recupero.

In casi di dubbi o contestazioni, è consigliabile rivolgersi ai patronati o agli sportelli INPS per verificare la presenza di eventuali ratei pensionistici maturati e non riscossi, che possono essere richiesti dagli eredi e fanno parte dell’asse ereditario.

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