Scopri come aumentare i giorni di riposo sfruttando strumenti contrattuali e diritti, secondo la normativa vigente
La gestione delle ferie lavorative rappresenta un tema centrale per il benessere dei dipendenti e per un equilibrato rapporto tra esigenze aziendali e diritti dei lavoratori. Alla luce delle norme vigenti, esistono diverse strategie legali per incrementare i giorni di riposo, ottimizzando così periodi di vacanza più lunghi e rigeneranti.
Secondo l’articolo 2109 del Codice civile, ogni lavoratore ha diritto a un periodo minimo di ferie annuali retribuite, irrinunciabile e non sostituibile da indennità economica se non in caso di cessazione del rapporto di lavoro. Tale diritto è garantito anche dall’articolo 36 della Costituzione, che tutela il benessere psicofisico del lavoratore. La prima mossa per ottenere più giorni di ferie è avviare una trattativa diretta con il datore di lavoro.
Strumenti contrattuali per ampliare il periodo di riposo
Quando modificare il contratto non è fattibile, possono essere utilizzati strumenti già previsti da molti Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL) per estendere il riposo senza cambiare formalmente i giorni di ferie. Tra questi, spiccano la banca ore e l’orario multiperiodale.

La banca ore consente di accumulare ore di lavoro straordinario su un “conto personale”, per poi usufruirne come permessi retribuiti in futuro. In sostanza, anziché ricevere il pagamento per gli straordinari, il lavoratore può scegliere di convertirli in giorni liberi, mantenendo il salario. Questo meccanismo, regolato a livello collettivo o aziendale, non può essere imposto unilateralmente ma spesso rappresenta una soluzione vantaggiosa per entrambe le parti.
L’orario multiperiodale prevede invece un’alternanza tra settimane con orari più intensi (ad esempio 42 ore) e periodi con orari ridotti (30-36 ore), bilanciati nell’arco dell’anno. Nei mesi a minor carico lavorativo, può essere previsto un vero e proprio “periodo di vacanza” senza consumare ferie. Tale modalità è diffusa in settori con fluttuazioni stagionali come la logistica, il commercio e il turismo.
È importante sottolineare che queste modalità devono sempre essere formalizzate per iscritto e rispettare i limiti di legge (massimo 48 ore settimanali comprese le ore straordinarie, secondo il D.Lgs. 66/2003). Prima di richiederle, è quindi consigliabile verificare le previsioni del proprio CCNL e confrontarsi con l’ufficio Risorse Umane o i rappresentanti sindacali.
Oltre alle ferie tradizionali, il sistema normativo italiano mette a disposizione altri strumenti per assentarsi regolarmente dal lavoro, aumentando così i giorni di riposo complessivi. Tra questi, i più rilevanti sono i permessi retribuiti, i congedi parentali e l’aspettativa non retribuita.
Un punto cardine è rappresentato dai permessi della Legge 104/1992, che riconoscono fino a tre giorni di assenza al mese retribuiti per assistere un familiare con disabilità grave. Questi permessi sono strettamente legati all’assistenza e non possono essere sostituiti da ferie o monetizzati.
L’aspettativa non retribuita consente invece di sospendere temporaneamente il rapporto di lavoro, mantenendo il posto ma rinunciando allo stipendio, utile per esigenze come viaggi lunghi, studio o semplicemente una pausa dal lavoro. Anche in questo caso, è necessario motivare la richiesta e ottenere l’approvazione del datore.
È fondamentale rispettare il rapporto fiduciario con l’azienda: un uso improprio o simulazioni possono portare a sanzioni disciplinari fino al licenziamento per giusta causa. Tuttavia, in caso di disturbi psicologici certificati, periodi di vacanza possono essere parte integrante della terapia prescritta da uno specialista.
Un metodo pratico e spesso sottovalutato per estendere i giorni di riposo è pianificare le ferie in corrispondenza di ponti e festività nazionali. Con una corretta organizzazione, è possibile ottenere lunghi periodi di pausa utilizzando un numero limitato di giorni di ferie.