Dalle norme sulla successione alle sentenze che hanno escluso il rimborso, ecco quando gli eredi sono obbligati a pagare i debiti previdenziali e quando possono evitarlo.
Ricevere una lettera dell’INPS con la segnalazione di una pensione indebita non è raro. Il documento, spesso definito lettera di addebito, indica che il pensionato ha percepito somme non spettanti e che ora deve restituirle. Le cause possono essere diverse: mancata presentazione di documenti obbligatori come il modello RED, errori nei calcoli dell’ente previdenziale o prestazioni erogate in via provvisoria e successivamente ricalcolate. In ogni caso, si tratta di un debito a carico del pensionato, un’obbligazione che, alla sua morte, può passare agli eredi se questi accettano l’eredità. La questione è chiara nella teoria, ma la giurisprudenza ha introdotto eccezioni importanti.
Come funziona il passaggio dei debiti INPS agli eredi
Il meccanismo è quello della successione: alla morte di una persona, i beni e i diritti passano agli eredi insieme ai debiti. Tra questi rientrano anche le somme che l’INPS reclama per prestazioni pensionistiche non dovute. Chi accetta l’eredità subentra nei rapporti patrimoniali del defunto, salvo rinuncia formale.

Secondo la regola generale, dunque, i debiti previdenziali passano agli eredi. Tuttavia, alcune pronunce hanno stabilito che non sempre questo obbligo si applica in maniera automatica. I giudici hanno valutato caso per caso, tenendo conto dell’origine del debito e del comportamento del pensionato. Se non c’è stata malafede o volontà di trarre un vantaggio illecito, il debito può non ricadere sugli eredi.
La Corte dei Conti ha chiarito che, in assenza di dolo, un pensionato che ha iniziato a restituire le somme percepite in eccesso tramite trattenute mensili può lasciare il debito estinto alla sua morte, liberando gli eredi dall’obbligo di pagare il residuo.
Quando gli eredi devono pagare e quando no
Le sentenze hanno introdotto una distinzione netta. Se il pensionato ha omesso di presentare dichiarazioni obbligatorie come il modello RED, causando così un aumento ingiustificato dell’assegno, gli eredi saranno tenuti a restituire quanto percepito in più. Si tratta di un’omissione che incide direttamente sulla correttezza del calcolo della pensione e che, per legge, ricade sugli aventi causa.
Diverso è il caso in cui l’indebito derivi da un errore dell’INPS. Se il pensionato ha percepito somme superiori al dovuto per un calcolo sbagliato dell’ente e non ha avuto alcuna responsabilità, gli eredi non sono obbligati a versare nulla. In queste situazioni, il principio applicato dai giudici è che il peso dell’errore resti in capo a chi lo ha commesso.
Questo orientamento crea un margine importante per contestare le richieste dell’INPS: analizzare la causa del debito, dimostrare la buona fede del pensionato e verificare eventuali inizi di rimborso possono fare la differenza tra dover pagare e vedersi riconosciuto il diritto a non farlo.