Questa situazione apre un acceso dibattito tra la necessità di tutelare i lavoratori più anziani e il bisogno di preservare la sostenibilità.
Il dibattito sulle pensioni in Italia si infiamma nuovamente, con l’ipotesi concreta di un blocco dell’aumento automatico dell’età pensionabile previsto per il biennio 2027-2028.
Questa decisione, che verrà discussa nella prossima legge di bilancio, rappresenta una svolta significativa rispetto alle precedenti programmazioni, suscitando forti reazioni da parte di esperti e istituzioni.
Nessun innalzamento automatico dell’età pensionabile fino al 2028
L’esecutivo sta valutando di sospendere l’incremento dei requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alla pensione, che secondo le tabelle ufficiali avrebbe dovuto portare l’età minima per la pensione di vecchiaia da 67 anni a 67 anni e 3 mesi, e aumentare di qualche mese anche gli anni di contribuzione necessari per la pensione anticipata, da 42 anni e 10 mesi a 43 anni e 1 mese per gli uomini, e da 41 anni e 10 mesi a 42 anni e 1 mese per le donne.
Il Governo, con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il sottosegretario Claudio Durigon, ha confermato che la sospensione dell’adeguamento sarà uno dei punti centrali della prossima manovra finanziaria.
Tuttavia, permangono dubbi sul fatto che il blocco riguardi esclusivamente l’età anagrafica della pensione di vecchiaia o anche i requisiti per la pensione anticipata. L’unica certezza è che l’età minima per il pensionamento non supererà i 67 anni almeno fino al 2029.
Questa scelta nasce dalla necessità di adattare il sistema previdenziale a un mercato del lavoro sempre più caratterizzato da carriere discontinue, periodi di disoccupazione e difficoltà contributive, fenomeni che mettono a dura prova la rigidità degli automatismi precedenti.
Le preoccupazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb)
L’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) si è espresso con prudenza riguardo alla possibile sospensione dell’adeguamento dell’età pensionabile. La presidente Lilia Cavallari ha sottolineato come l’automatismo legato all’aspettativa di vita sia uno strumento fondamentale per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale, soprattutto in un Paese come l’Italia dove l’invecchiamento demografico è un fenomeno sempre più marcato.
L’Upb ricorda inoltre che questo meccanismo ha un ruolo chiave nell’equilibrio intergenerazionale, assicurando una distribuzione trasparente e prevedibile del rischio demografico tra le varie generazioni. Senza adeguamenti regolari, infatti, si rischia di compromettere l’equità tra chi ha lavorato duramente e chi dovrà affrontare condizioni diverse nel futuro.

Il confronto fa anche riferimento al blocco parziale già attuato nel 2019 per i lavoratori impegnati in mansioni gravose e per le pensioni anticipate. Questa misura è ancora in vigore e potrebbe rappresentare un modello per i nuovi interventi, eventualmente integrati da strumenti come le finestre mobili per il pensionamento.
Rischi per le pensioni future e il mercato del lavoro
L’analisi tecnica dell’Upb evidenzia un ulteriore rischio legato al blocco dell’adeguamento: le pensioni future potrebbero risultare inadeguate, soprattutto per i giovani e per chi ha alle spalle carriere lavorative discontinue o poco retribuite.
Il mantenimento di un livello accettabile delle prestazioni previdenziali appare strettamente legato alla capacità del mercato del lavoro di garantire occupazioni durature e con adeguati livelli di retribuzione. In caso contrario, il congelamento dell’età pensionabile potrebbe aggravare le disuguaglianze generazionali e aumentare la pressione sugli strumenti assistenziali pubblici.